«Ortaggi, non uranio impoverito i provvedimenti sono eccessivi»

L'azienda: sempre corretti. Furono gli inquirenti a dirci dove sversare
25 gennaio 2011 - pe.car.
Fonte: Il Mattino Saslerno

In un comunicato stampa di poche righe, La Doria spa precisa quanto accaduto esprimendo «solidarietà e piena fiducia nell’operato dei dirigenti interessati dal provvedimento restrittivo», dichiarandosi da sempre portavoce dei valori di integrità e correttezza nell’operato industriale, prioritariamente nell’interesse dei consumatori, dei cittadini e degli azionisti, secondo l’impegno sancito dal proprio codice etico». Inoltre «certa di aver operato secondo i principi di buona fede, di rispetto della normativa vigente e di tutela ambientale - si legge- ripone la massima fiducia nell’operato della magistratura e confida in una rapida conclusione della vicenda con l’archiviazione, ma non può fare a meno di stigmatizzare l’enorme sproporzione tra i provvedimenti adottati oggi e l’ipotesi di reato contestato». Nella nota si fa anche riferimento alla vicenda giudiziaria e si anticipa la richiesta, inoltrata dal legale dell’azienda, l’avvocato Antonio Sarno, di scarcerazione. In attesa degli interrogatori di garanzia previsti per la giornata di oggi. «Si tratta di accuse assolutamente inesistenti», dice il penalista. «Questi provvedimenti sono giunti improvvisi, inaspettati. I miei assistiti (tutto il gruppo di dirigenti della società, ndr) sono sotto choc per quanto accaduto». Sarno puntualizza anche un aspetto della vicenda: «Non si può dire che si commette reato ambientale per una infinitesimale quantità di pomodori ritrovata in migliaia di tonnellate di terriccio. Tutto ciò è proprio fuori da ogni logica. Inoltre stiamo parlando di pomodori, di ortaggi e non certo di uranio impoverito». Poi racconta la vicenda dal punto di vista dell’azienda. «Il lavaggio dei pomodori - spiega - avviene su una rastrelliera. Poichè questa si muove, può capitare che qualche pomodoro finisca nel terreno insieme all’acqua. Proprio per garantire il rispetto della legge, la Doria si è rivolta al professor Stefano Maglia, docente di Legislazione ambientale presso la facoltà di Scienze ambientali dell’Università di Parma. E lui ha classificato questi rifiuti come ”rifiuti non specificati”. Furono quindi alcuni investigatori a suggerire ai dirigenti della Doria di portare questi rifiuti nella discarica di Cava de’ Tirreni e poi di Cerignola. Poi le cose sono cambiate. Il consiglio sembrava non essere quello giusto, è scattata l’inchiesta e i primi provvedimenti della procura di Nocera Inferiore». «A quel punto - prosegue l’avvocato - quando il fascicolo è passato nelle mani della procura di Napoli, competente per reati ambientali, era in corso la campagna del pomodoro 2010 e il Gruppo Doria decise di pagare quattro volte in più lo smaltimento per evitare problemi giudiziari con l’attività in corso. Ora, dopo due anni da quell’indagine, arrivano questi provvedimenti. Mah... sembra che azienda, magistrati e investigatori parlino tutti lingue diverse».

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