Nella discarica di Cerignola i camion della «lista Zagaria»
Sono tra le cento ditte nel mirino
Il laboratorio di analisi che addomesticava gli accertamenti merceologici sui rifiuti da portare a discarica. L’impianto di smaltimento delle scorie industriali, a Cerignola. E poi cinquantotto tra motrici e semirimorchi, l’intero parco mezzi delle quattro ditte che trasportavano gli scarti di produzione de «La Doria» dallo stabilimento campano alla cava dismessa, in Puglia. Due di queste società compaiono nella lista nera stilata dalla Dda di Napoli, l’elenco delle cento imprese che a vario titolo hanno avuto rapporti con il Commissariato straordinario di governo per l’emergenza rifiuti, i consorzi di bacino del Casertano, il Consorzio unico e le società provinciali. Ditte tra cui ci sarebbero quelle attraverso le quali il latitante Michele Zagaria avrebbe ottenuto la sua fetta di guadagno, contropartita alla pax sociale garantita nelle aree dove dovevano sorgere gli odiatissimi impianti di smaltimento dei rifiuti. I sequestri riguardano, oltre alla Ecologia Euroambiente e alla Ruotolo Andrea snc, la Gruppo Fontana srl e la Over Line, strettamente collegata all’altra, proprietarie della maggior parte (quarantasette) dei mezzi sequestrati ieri dal Noe per ordine del gip distrettuale di Napoli (i giudici Bruno D’Urso, Francesco Chiaromonte e Luigi Giordano), che ha accolto la richiesta della Procura. Le due società fanno parte del gruppo ristretto, che, secondo i pm napoletani, è riconducibile al clan dei Casalesi. Anzi, alla famiglia Zagaria. Una informativa della questura di Caserta del 2010 documenta, infatti, rapporti sistematici e strutturali tra i componenti della famiglia Fontana e i fratelli Michele, Pasquale e Antonio Zagaria. La «Fontana srl», con sede a Casapesenna, è la società sulla quale si sono più volte concentrate le attenzioni degli investigatori. Negli anni passati, per esempio, aveva anche perduto il nulla osta antimafia, neo che non le aveva impedito, però, di continuare a lavorare sia nel movimento terra, sia nel trasporto dei rifiuti. Nel 2008 entra nel Consorzio Universal 2, che opera con la Missione tecnico-operativa di Guido Bertolaso. In piena emergenza, il Consorzio e le società aderenti (ma soprattutto quella dei fratelli Paolo e Raffaele Fontana) si occupano della raccolta dei rifiuti in strada e del loro trasporto nelle discariche e nei siti di stoccaggio. I rapporti iniziano a febbraio. Il contratto tra Universal 2 e il Commissario straordinario di governo viene formalizzato otto mesi dopo. E solo in quella data, per l’esattezza il 13 ottobre 2008, il Consorzio comunica formalmente alla struttura di Bertolaso i nomi delle aziende consorziate: la Adiletta Logistica di Nocera Inferiore e il Gruppo Fontana srl di Casapesenna. E la certificazione antimafia? Lo staff del sottosegretario lo richiede contestualmente alla stipula del contratto, lo sollecita due mesi dopo. Dopo altri tre mesi, a marzo del 2009 (e quindi dopo tredici mesi di attività) la Prefettura di Napoli comunica l’esistenza di una interdittiva antimafia a carico dei fratelli Fontana datata 2006 e impugnata dinanzi al Tar, senza che però sia mai arrivato l’esito del ricorso. Il 5 aprile del 2009 la società esce di scena. Ma è solo apparenza. Ricompare sotto mentite spoglie, quelle della Over Line srl che i Fontana avevano gestito fino all’8 aprile, cedendola in quella data a tale Antonietta Orefice, napoletana. La Over Line negli anni precedenti aveva lavorato con il Ccte, un consorzio beneventano fornitore dei consorzi di bacino Ce2 e Ce4 e, direttamente, con il Consorzio unico Napoli-Caserta. L’azienda ha la stessa sede della Gruppo Fontana srl. Nell’inchiesta della Procura di Salerno compare anche un’altra ditta impegnata nell’affare dei rifiuti nel distretto Napoli-Caserta. È la Veca sud di Maddaloni, il cui titolare Luciano Ventrone risulta indagato. La stessa ditta cura il trasporto a Brescia delle ceneri prodotte dal termovalorizzatore di Acerra. Nel luglio scorso era stata oggetto del sequestro preventivo degli automezzi, nei cui cassoni veniva trasportato anche mangime destinato agli allevamenti emiliani e veneti.