Bassolino si affida ai teorici dei rifiuti zero
Intombamento del tal quale e incenerimento a oltranza versus strategia dei rifiuti zero. La Campania sembra essere il laboratorio di tutto e il contrario di tutto. Il governo, con l'avallo dei vertici degli enti locali, si presenta a Napoli per far digerire alle popolazioni rifiuti a pochi passi dalle abitazioni e scorie da termovalorizzatori, mentre l'assessore regionale all'ambiente Walter Ganapini mette a punto un gruppo tecnico di lavoro per il rientro alla gestione ordinaria del ciclo integrato dei rifiuti che sembra studiato per contraddire il decreto legge appena pubblicato. Tra i membri che dovrebbero farne parte Guido Viale e Fortunato Gallico.
«La vera partita si gioca qui. Nell'impegno dei cittadini, dei loro comitati e associazioni, delle loro amministrazione e delle nuove imprese provinciali previste dalla recente legge regionale a battere sul tempo il programma del "tutto fuoco"» scriveva sabato scorso su il manifesto l'ex di Lotta continua che - se verrà raggiunto l'accordo - potrebbe far parte del team chiamato a sottrarre carburante all'impianto di Acerra, il più grande d'Europa, e agli altri tre che dovrebbero essere costruiti. Quello di Acerra, in particolare, il Cdm ha deciso che verrà completato dalla Impregilo, che si era impegnata a realizzarlo in 300 giorni: «Siamo ancora lì ad aspettarlo - scrive ancora Viale - e, per metterlo a norma, ci vogliono altri 150 milioni di euro: quasi il costo di un inceneritore nuovo. E non è detto che funzioni». La filiera dei rifiuti scomposta e analizzata a partire dagli sprechi indotti dalla civiltà dell'usa e getta, per un ciclo virtuoso che abbatta alla fonte la produzione inutile, a partire dagli imballaggi, per un'organizzazione sociale rispettosa di salute e ambiente: le teorie di Viale vanno in rotta di collisione con il piano per uscire dall'emergenza e oltre, poiché le linee illustrate dal neosottosegretario Bertolaso raccontano di un ciclo campano fatto apposta per ingoiare, poi, l'immondizia delle altre regione, oltre a fornire loro energia finanziata con i Cip6.
Poco compatibile con le linee del governo, che non parla affatto di differenziata, anche il profilo professionale di Fortunato Gallico, autore con Ganapini dell'impresa di tirare fuori il comune di Milano dalla crisi rifiuti del 1995. Chiamato a Napoli già nel 2002, Gallico aveva studiato per il Conai, il Consorzio nazionale imballaggi - delegato dal decreto Ronchi ad avviare il sistema integrato basato sul recupero e riciclo dei rifiuti - il progetto per portare la raccolta differenziata partenopea dal 10 al 35%. Una raccolta spinta basata su un mix di porta a porta e contenitori di prossimità, in base alla struttura dei singoli quartieri. Circa 400 pagine consegnate nel 2003 e pagate per rimanere chiuse nel cassetto: «Telefonai spesso all'Asìa (la municipalizzata che si occupa della raccolta rifiuti a Napoli) - racconta Gallico - chiesi perché il mio piano fosse stato abbandonato. Un muro di gomma».
A selezionare la nuova task force, l'assessore regionale all'ambiente Ganapini, ex presidente di Greenpeace, che appena insediato in Campania dichiarava: «Dimostrerò a Bassolino che una corretta gestione del ciclo dei rifiuti è in antitesi con i termovalorizzatori. Negli anni sessanta erano la modernità, oggi non li costruisce più nessuno in Europa». Uno di quelli che vedono il pericolo delle nano polveri - «a Reggio Emilia l'Apat calcola che siano responsabili di 500 morti all'anno» - anche lui sulla linea dei rifiuti zero: «Occorre disimballare i prodotti all'uscita dei supermercati, dove allestire centri di raccolta». Come conciliare tutto questo con i dieci sversatoi presidiati dalle forze dell'ordine in armi e i mega termovalorizzatori è da capire.