Rinviata la vendita dell’impianto i ricavi restano alla Protezione civile

La strutttura andrà alla Regione ma c'è da sciogliere il contenzioso tra la Fibe e lo Stato
24 gennaio 2011 - d.d.c.
Fonte: Il Mattino

La scheda È già cominciato il conto alla rovescia per l’addio alla struttura stralcio e all’unità operativa guidate finora dal generale Mario Morelli. Le attività dei militari cesseranno il primo febbraio anche se l’esercito resterà in campo per presidiare i siti, dagli stir alle discariche. Molti sono i nodi ancora da sciogliere. Alcuni riguardano proprio il termovalorizzatore di Acerra che comunque resterà in capo alla Protezione civile fino a quando non sarà sciolto il complicatissimo nodo finanziario e legale che contrappone l’amministrazione dello Stato alla Fibe. La legge che aveva chiuso l’emergenza stabiliva il prezzo dell’impianto in 355 milioni di euro in base alla valutazione dell’Enea che è stata, però contestata dalla società del gruppo Impregilo. E non solo: molti sono i conti ancora in sospeso tra la Fibe e le varie gestioni commissariali che si sono succedute, e non è ancora chiaro che cosa l’azienda debba dare e che cosa debba avere. La legge del 2010 che ha chiuso (almeno sulla carta) la fase dell’emergenza, ha stabilito: « Entro il 31 dicembre 2011 con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri è trasferita la proprietà del termovalorizzatore di Acerra alla regione Campania, previa intesa con la Regione stessa, o ad altro ente pubblico anche non territoriale, ovvero alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della protezione civile o a soggetto privato, e sono individuate le risorse finanziarie necessarie all’acquisizione dell'impianto». Ma per il momento i di soldi non si è ancora parlato e la questione non è stata affrontata nemmeno dall’ultimo decreto. La proprietà, quindi, resta alla Fibe e i ricavi dalla vendita dell’energia prodotta dal termovalorizzatore continueranno a essere incassati dall dipartimento guidato da Franco Gabrielli. Fino all’ottobre del 2010 erano state bruciate 415 mila tonnellare di rifiuti ed erano state prodotte 375 mila megawattore che avevano fruttato 75 milioni di euro. L’impianto potrebbe arrivare a fruttare anche cento milioni di euro di cui 50 andrebbero alla struttura di via Ulpiano (che potrebbe impiegarli per saldare i debiti accumulati per l’emergenza negli ultimi sedici anni) e altrettanti alla A2A. Un’altra novità potrebbe riguardare l’osservatorio ambientale istituito alla fine dell’emergenza. Attualmente i dati sul funzionamento del termovalorizzatore vengono periodicamente pubblicati sul sito dell’osservatorio, ma questo chiuderà probabilmente dal 1 febbraio quando si fermerà l’attività dell’unità stralcio e operativa. E già la relazione sull’ultima seduta non è stata pubblicata, come era invece avvenuto per tutti gli incontri precedenti.

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