Evasione Trasu, un napoletano su due non paga

Già record a tre mesi dalla scadenza dei termini
Dimezzati gli introiti nelle casse del Comune
17 gennaio 2011 - Luigi Roano
Fonte: Il Mattino

Nel 2010 un napoletano su due non ha pagato la Tarsu! Il 50 per cento dei cittadini ha protestato così contro aumenti selvaggi - del 60 per cento nel 2009 quando già allora era la Tarsu più cara d’Italia - e un servizio praticamente inesistente. Ci sarebbero in teoria ancora due mesi e mezzo per pagare la tassa, l’ultima rata scade il 31 marzo ma a scommettere sul recupero, che avrebbe del prodigioso, è solo il Comune. «Fiduciosi di raggiungere la quota del 65 per cento - trapela dagli uffici dell’assessorato al Bilancio di Palazzo San Giacomo - un dato simile a quelli degli ultimi due anni» che sostanzialmente dà per scontato che un terzo dei napoletani a prescindere non paga la gabella. Resta da capire come si coprirà la forbice dei soldi mancanti per pagare l’intero sevizio che deve essere per legge tutto contenuto dalla Tarsu. Ci saranno nuovi aumenti all’insegna del motto che pochi pagano per tutti? Oppure salterà il banco e il servizio di raccolta e quello dello smaltimento rifiuti sarà ulteriormente depotenziato? Salvatore Varriale consiglier ecomunale del Pdl va all’attacco: «Sulla riscossione siamo indietro anni luce, nelgi ultimi 10 anni il Comune ha perso solo pe rla Tarsu 490 milioni di euro. E per fare fronte alla mancanza di liquidità ha chiesto un prestito a Equitalia dando come garanzia i residui attivi. Equitalia ha scoperto che sono impossibili da incassare e ora il Comune sta pagando il prestito con gli interessi». Dal Comune ribattono: «La Tarsu non riscossa negli ultimi 10 anni ammonta a 240 milioni non di più». E certo non sono pochi. I numeri raccontano di una situazione prossima al collasso. Nel 2008 il valore accertato della Tarsu è di 126 milioni; la percentuale dei pagatori è del 65% pari a 81,9 milioni; nel 2009 il valore accertato Tarsu è di 170 milioni (è l’anno del maxiaumento del 60 per cento) i pagatori scendono al 60 per cento pari a 102 milioni; l’anno scorso il valore accertato Tarsu è di 170 milioni e la percentuale subisce un altro brusco stop precipitando al 50 per cento con un gettito teorico, se le proiezioni venissero confermate pari a 85 milioni a fronte di un servizio che ne costa 170. Quando sono scattati questi aumenti? Il più corposo, quello che ha determinato l’impennata della tariffa verso l’alto risale a marzo 2009. Porta la firma di Riccardo Realfonzo, ex assessore al Bilancio, il successore di Enrico Cardillo autodefinitosi il «Robin Hood» dei napoletani! Nella realtà Realfonzo applica una norma voluta dall’ultimo governo di Romano Prodi con la quale si decise che la Tarsu doveva coprire il 100 per 100 del servizio. All’epoca si arrivava al 65-70 per cento e il Comune per non far gravare sulle tasche dei napoletani gli aumenti copriva con mezzi propri la restante somma. Che le percentuali di pagamento siano drasticamente calate per gli aumenti lo testimonia il dato del 2007, all’epoca ben il 78 per cento delle famiglie pagava la Tarsu, oggi raggiungere la quota del 65 per cento è considerato un grande risultato. Nel 2010 la legge questa volta del governo di Silvio Berlusconi contribuisce a dare un’altra pesante mazzata ai napoletani e a tutti i residenti della provincia di Napoli. Viene caricato un 10 per cento perché c’è il passaggio di consegne alla Provincia di Napoli la gestione degli impianti e degli smaltimenti. Il ricalcolo fa spuntare un buco da 4 milioni. L’ente di Piazza Matteotti a questo punto crea una società che si deve occupare del ciclo dei rifiuti, la Sapna. E poiché è una spa ed è soggetta ad Iva ecco che sbuca un ulteriore 10 per cento sulle bollette. Dal 2007 a oggi l’aumento complessivo è dell’80 per cento. Il raddoppio della tariffa con in mezzo tre anni dove l’emergenza non è mai cessata.

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