Tarsu, pioggia di notifiche uffici nel caos
Nella piccola saletta d'attesa, davanti alla macchinetta che sforna numeri e al tabellone elettronico che indica quando è il prossimo turno, è stata appesa un'immagine della Madonna del Sacro Cuore. I più anziani, entrando, si fanno segno della croce: un gesto di fede con la preghiera di evitare attese bibliche. E invece così non è: al corso Arnaldo Lucci, nell'ufficio comunale che si occupa della Tarsu - la tassa rifiuti - si sa quando si entra, non si sa quando si esce. Centinaia di persone in piedi, al primo piano di una struttura che nelle iniziali intenzioni avrebbe dovuto risolvere i problemi degli utenti sul fronte della tassa rifiuti ma anche del Cosap, il canone di occupazione di suolo pubblico. La scena si ripete ogni giorno, in special modo negli ultimi tempi: gli avvisi di accertamento arrivati a migliaia di utenti napoletani hanno portato un'affluenza record al civico 82 di corso Lucci, imbuto della burocrazia dell'amministrazione comunale di Napoli. Un manifesto inequivocabile è il segno del disagio: «Per motivi di pubblica sicurezza legati alla praticabilità dei locali e alla funzionalità del servizio - è scritto - non sarà possibile ricevere più di 300 persone». Due turni, quello mattutino (ore 8.30-12) e quello pomeridiano (ore 15-18.30) non bastano, a ora di pranzo in ufficio restano decine di persone ancora in coda. Gli sportelli «infornano e sfornano» utenti a ciclo continuo: qualcuno dei dipendenti comunali ammette: «Sono ritmi infernali, noi davvero non ce la facciamo più». Ma cosa è successo negli ultimi giorni? È presto detto: agli avvisi «bonari», quelli spediti dall'amministrazione cui segue quello che i napoletani chiamano «il cartellone», ovvero il foglio coi bollettini di conto corrente da pagare, si sono sommati gli accertamenti che vengono mandati a chi nel corso dell'anno precedente ha variato la sua posizione Tarsu. Nella relazione dei Revisori dei conti comunali del bilancio 2009, approvata nel luglio scorso, sono state documentate 21.630 verifiche e 51.107 avvisi di accertamento inviati. Dagli uffici comunali spiegano che per quest'anno il trend è analogo e che si stimano in circa 6-7mila gli utenti che dovranno prendere carta e penna e ricorrere contro l'accertamento. Non si tratta di evasori ma di utenti che per chiarire la loro posizione ed evitare di ripagare la tassa o di veder giungere a casa cartelle con cifre irragionevoli devono presentare «istanza di riesame». Come? Con un semplice modulo di autocertificazione che la stragrande maggioranza degli interessati acquisisce solo dopo una lunga coda allo sportello. Il foglietto è anche scaricabile dal sito internet del Comune, ma non lo sa nessuno di quelli che è negli uffici di corso Lucci. Solo per la Tarsu esistono nove moduli differenti, tra iscrizione, cessazione, variazione, coabitazione, riduzione e autotutela, divisi per utenze domestiche e non domestiche: una babele delle scartoffie. Ma tutto ciò serve a stanare gli evasori? Nel bilancio 2010 attualmente in fase di redazione al momento si parla genericamente di un «recupero dell'evasione». Di tutt'altro avviso è Salvatore Varriale, consigliere comunale Pdl: «Coloro che pagano la Tarsu sono sempre di meno ma pagano sempre di più. Dopo l'aumento del 60 per cento sono saliti gli introiti, ma diminuiti il numero dei ruoli. Abbiamo 490 milioni di residui attivi, che riguardano solo la Tarsu. C'è un altro mezzo miliardo di residui che non riusciamo a incassare. Tutti i guai di Napoli, dalle strade alle fogne passando per le scuole non ci sarebbero se solo avessimo la capacità di incassare. È questo - conclude - il fallimento dell'amministrazione di Palazzo San Giacomo».