Rifiuti, sì a nuovi sversamenti da Napoli
Via libera a 300 tonnellate al giorno, provenienti dal Napoletano, da sversare allo Stir di Santa Maria Capua Vetere. La trattativa tra Napoli e Caserta dunque è andata a buon fine con «reciproca soddisfazione»: Napoli e provincia avranno la possibilità di far confluire un volume di rifiuti in un impianto moderno e funzionante come quello di Santa Maria Capua Vetere, la Provincia di Caserta incasserà gli oneri economici per il servizio offerto. Almeno fino al 17 gennaio. Soltanto ieri - dopo ore di black out durante le quali né da Napoli né dalla Regione era pervenuta alla Provincia di Caserta alcuna richiesta formale di poter utilizzare l’impianto - si è trovato un accordo che per il momento non prevede limiti temporali. Insomma, lo Stir è lì: quantitativi di immondizia non superiori alle 4-500 tonnellate possono essere confluiti da Napoli. Resta invece off limits la discarica di Maruzzella: il sito - chiarisce la Provincia - può essere utilizzato soltanto per le necessità del territorio. Questione quest’ultima già chiarita nei giorni scorsi, quando, il 4 gennaio, nel corso del summit a Roma sull’emergenza rifiuti, era stato stabilito che da Napoli potessero essere sversate soltanto allo Stir di Santa Maria Capua Vetere 400 tonnellate di immondizia al giorno fino al 10. Dunque lunedì sera per Napoli si era posto il problema di come proseguire. E ieri è arrivato l’ok di corso Trieste per un primo sversamento di 300 tonnellate. Eventuali altre disposizioni o deroghe, necessariamente, dovranno essere concordate. E solo la Provincia di Caserta, non altri enti, può dare l’ok. Una strada - quella di aprire limitatamente l’accesso ai camion provenienti dalla provincia di Napoli - compatibile anche con un «fattore tecnico»: lo Stir per funzionare a pieno regime, avrebbe bisogno di un volume di rifiuto da trattare superiore a quello attualmente prodotto dalla sola provincia di Caserta (circa 1200 tonnellate). Dunque, una modesta quantità di rifiuti da Napoli non creerebbe alcun problema di gestione, anzi, consentirebbe al sito di lavorare al meglio e, in più, garantirebbe alla Provincia anche un consistente introito economico. L’utilizzo dello Stir infatti comporta il pagamento di circa 150 euro per ogni tonnellata: dunque se da Napoli arrivano quotidianamente in media 400 tonnellate, nelle casse della Gisec (la società provinciale che gestisce l’impianto) finiscono almeno 60 mila euro al giorno, 45 mila se vengono smaltite 300 tonnellate. Insomma, un sistema «virtuoso» (così come avviene al Nord o in altri Paesi dell’Ue tipo la Germania) per far fruttare al meglio la dotazione impiantistica che oltre a trattare i rifiuti realizza anche un certo utile economico. Ed è quello che la Provincia di Caserta punta a rafforzare nei prossimi mesi, da maggio in poi, quando sarà operativo anche l’impianto di compostaggio e sarà concluso quello per il trattamento del percolato a San Tammaro: chi - al di fuori della Provincia - intende utilizzarli, paghi. Resta da affrontare la questione relativa alla Tarsu e all’assorbimento degli esuberi del Consorzio: per il ramo Caserta dovrebbero essere 95-98 unità. Proprio nei giorni scorsi, era stato lo stesso Zinzi, a illustrare i «vantaggi» conseguiti al tavolo romano: due risultati eclatanti su tutti. Il primo prevede, d’intesa con la presidenza del Consiglio, il ministero dell’Ambiente e la Regione Campania, il ripristino ambientale del sito di Ferrandelle; il secondo riguarda l’intesa con il ministero dell’Ambiente, per l’avvio delle compensazioni ambientali a favore di 11 comuni della provincia di Caserta per un volume economico di oltre 63 milioni di euro. Sempre sul fronte economico-finanziario, la Provincia di Napoli ha già in parte onorato il debito contratto negli anni scorsi con quella di Caserta: dei 14 milioni che da piazza Matteotti devono essere versati nelle casse di corso Trieste, mancano all’appello altri cinque.