«Nessun contatto: se vogliono mi chiamino»
Non si scompone. Il presidente della Provincia di Caserta Domenico Zinzi ha atteso una telefonata: dal Comune di Napoli, dalla Regione. Nulla. E si è tenuto costantemente in contatto con la delegazione di corso Trieste guidata dal direttore generale Raffaele Picaro inviata a Roma, al ministero dell’Ambiente e al ministero dell’Economia. Un incontro necessario, quello di ieri, tanto più che secondo gli accordi presi nei giorni scorsi, è scaduto il termine entro il quale la Provincia di Caserta aveva dato la propria disponibilità a far confluire presso lo Stir di Santa Maria Capua Vetere circa 400 tonnellate al giorno provenienti dalla provincia di Napoli. Eventuali altre disposizioni o deroghe, insomma, dovranno essere concordate. E solo la Provincia di Caserta, non altri enti, può dare l’ok. «Fatto è che nessuno mi ha chiesto nulla - ha precisato Zinzi - E in ogni caso un dato deve essere ben chiaro: disponibile anche a concedere il sì al transito dei camion e al conferimento allo Stir di Santa Maria Capua Vetere, ma nessuno si azzardi a chiedere l’utilizzo della discarica di San Tammaro: quella resta a disposizione esclusiva della provincia di Caserta». Dunque non è escluso che nelle prossime ore, possa restare aperto - per Napoli - un canale proprio allo Stir di Santa Maria. Una ipotesi compatibile con un «fattore tecnico»: l’impianto, per funzionare a pieno regime, avrebbe bisogno di un volume di rifiuto da trattare superiore a quello attualmente prodotto dalla sola provincia di Caserta. Dunque, una modesta quantità di rifiuti da Napoli non creerebbe alcun problema di gestione, consentirebbe al sito di lavorare al meglio e, in più, garantirebbe alla Provincia anche un consistente introito economico. L’utilizzo dello Stir infatti comporta il pagamento di 150 euro per ogni tonnellata: dunque se da Napoli arrivano quotidianamente in media 400 tonnellate, nelle casse della Gisec (la società provinciale che gestisce l’impianto) finiscono almeno 60 mila euro al giorno. Insomma, un sistema «virtuoso» (così come avviene al Nord o in altri Paesi dell’Ue tipo la Germania) per far fruttare al meglio la dotazione impiantistica che oltre a trattare i rifiuti realizza anche un certo utile economico. Ed è quello che la Provincia di Caserta punta a rafforzare da maggio in poi, quando sarà operativo anche l’impianto di compostaggio: chi - al di fuori della Provincia - intende utilizzarlo, paghi. Ma ieri si è anche affrontata la questione relativa alla Tarsu e all’assorbimento degli esuberi del Consorzio: per il ramo Caserta dovrebbero essere 95-98 unità. Proprio nei giorni scorsi, era stato lo stesso Zinzi, a illustrare i «vantaggi» conseguiti al tavolo romano: due risultati eclatanti su tutti. Il primo prevede, d’intesa con la presidenza del Consiglio, il ministero dell’Ambiente e la Regione Campania, il ripristino ambientale del sito di Ferrandelle; il secondo riguarda l’intesa con il ministero dell’Ambiente, per l’avvio delle compensazioni ambientali a favore di 11 comuni della provincia di Caserta per un volume economico di oltre 63 milioni di euro.