Rifiuti, i Comuni chiedono lo sconto di 600 milioni
Ora che almeno sulla carta la strada per affrontare lo smaltimento dei rifiuti è tracciata, si profila all’orizzonte il problema debiti dei comuni e delle società che trattano i rifiuti. La bellezza di 600 milioni di euro per la maggior parte dovuti a quello che una volta era il commissariato per l’emergenza rifiuti. Ne è consapevole l’assessore regionale Giovanni Romano, che ha la delega all’Ambiente e che lunedì sarà a Palazzo Chigi con i tecnici del ministro Giulio Tremonti e chissà col ministro stesso per trovare una soluzione. «Diciamolo subito, la situazione è difficile, se tra un mese non sarà trovata una soluzione a rischio sono gli stipendi che gli stessi Comuni devono pagare alle società che smaltiscono i rifiuti. Si tratta di almeno 6000 persone, mica una cosa da niente». Le proposte al tavolo saranno tre: «La cartolarizzazione dei debiti, o dare ai comuni la possibilità di contrarre prestiti. La terza è quella che prediligo. Il debito è verso lo Stato, ebbene visto che soldi non c e ne danno ci aiutino indirettamente annullando il debito, al resto ci pensiamo noi». Tremonti non è personaggio da farsi ammorbidire facilmente, lunedì sarà battaglia a Roma. La certezza è che bisogna trovare una soluzione in tempi strettissimi. Giova ricordare che Palazzo San Giacomo Al di là dei soldi ci sono le preoccupazioni del sindaco Rosa Russo Iervolino: «Concretizziamo quanto deciso a Roma», l’allusione è alle quote di smaltimento per Napoli a partire dal 10. Dalla Regione trapela grande amarezza «e stupore per dichiarazioni che non si comprendono, a quel tavolo c’era anche il sindaco che ha firmato il documento e sa bene che stiamo già alla fase di concretizzazione». Cosa significa? Che sono pronti i trasferimenti verso le altre regioni e all’estero così quando dopo il 10 le province, in particolare quella di Caserta, chiuderà il rubinetto dei conferimenti non ci si dovrebbe ritrovare di nuovo con Napoli invasa dai rifiuti. Come stanno davvero le cose da questo punto di vista? Ci sono tutte le garanzie per non ripiombare nell’emergenza? È sempre l’assessore Romano a spargere ottimismo: «Al di là di tutto il parlare e al di là dei trasferimenti in Puglia abbiamo già stipulato e sono operativi in attuazione ben 5 protocolli con le altre regioni. Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Marche e Molise dove spedire i rifiuti. Credo sia sufficiente per dare attuazione a quanto stabilito a Palazzo Chigi». Oltre le regioni lo Stir di Caivano ha già in essere un accordo commerciale con la Spagna per il trasferimento di molto materiale e poi c’è il nord Europa, le nazioni scandinave che non vedono l’ora di prendersi questo materiale. Viene utilizzato come carburante per riscaldare quelle fredde terre. Insomma l’avviso ai naviganti del sindaco da un lato, la replica dalla Regione dall’altra, in qualche modo hanno contribuito a fare chiarezza su quello che sta in campo. Quello che si dovrà fare a stretto giro di posta poi sono i cosiddetti impianti intermedi. A cominciare dalle discariche, almeno due per oltre 1,5 milioni di tonnellate. Napoli si dovrà dotare di ben due impianti intermedi. Una sito di stoccaggio provvisorio, tecnicamente una «stazione provvisoria» che serve per accantonare i rifiuti raccolti in un solo luogo perpoi metteròli sui grandi camion e ottimizzare così le opportunità di sversare. E poi un impianto di trattamento dei rifiuti solidi urbani, un impianto meccanizzato per far crescere ancora di più la quota di differenziata. Il piano ha una durata di tre anni, il tempo calcolato che sarà necessario per costruire i termovalorizzatori. Però i primi 7 mesi saranno determinanti, perché senza trasferimenti fuori regione e gli impianti intermedi Napoli sarà nuovamente sommersa dai rifiuti e salterebbe tutto.