Le barricate in attesa dell´ora X tra ultras, guappi e centri sociali

27 maggio 2008 - Attilio Bolzoni
Fonte: La Repubblica

È bugiardo il silenzio che cala dopo il tramonto sulla frontiera napoletana. È un silenzio di paura che entra dentro anche quelle tre case che si sfiorano, quasi muro contro muro, balcone contro balcone. Una è a Napoli. L´altra è a Mugnano. La terza è a Chiaiano. In questa striscia di terra, in questo contaminato paesaggio urbano sta andando in scena l´ultimo atto della sommossa della monnezza.
L´ora X sta per arrivare: le 7 del mattino. Né un minuto in più e né un minuto in meno. O i rivoltosi abbandoneranno le loro trincee o le barricate saranno spazzate via dai reparti mobili di polizia e dai battaglioni dei carabinieri.Oramai la «trattativa» che si allunga - summit dopo summit - sembra solo una finzione per mascherare le decisioni già prese, un trucco per prendere tempo da una parte e dall´altra ed evitare lo scontro violento. Ore 22,30, via Cupa del Cane è invasa dai manifestanti. Il tam tam porta le ultimissime notizie dalla prefettura. L´accordo raggiunto con i «rappresentanti» dei comitati è questo: i tecnici si infileranno nella cava passando non dalla via principale ma dall´altro lato, contemporaneamente i vigili del fuoco - alle 7 in punto - butteranno giù la barriera di cassonetti. Il quartiere di Chiaiano e il paese di Marano accetteranno questo patto? Se non voleteranno mle spalle alle barricate sarà ancora guerriglia.
Ore 23, piazza Titanic è sempre l´avamposto dei ribelli. Gli uomini in divisa neanche si vedono più in questo incrocio dietro la collina del Vomero. Sono indietreggiati di cento metri, forse anche di duecento. Non sono più nemmeno davanti alla stazione della metropolitana, quella che fino all´altro giorno era uno degli «obiettivi sensibili» da «tenere» a tutti i costi. Non c´è una camionetta al bivio per Mugnano, non c´è un agente sulle strade che dal Vomero alto portano all´Arenella. Tutta Chiaiano e tutta Mugnano e tutta Marano sanno però che i poliziotti arriveranno. Stamattina. O anche prima, di notte. In mille, forse di più. Trattano, trattano più per non perdere l´onore che per una speranza. Trattano quasi sul niente. «Noi togliamo il filo spinato ma non le barricate, ci state?», chiedono ancora gli irriducibili di Chiaiano ai funzionari di prefettura? «Faremo entrare solo i tecnici per i carotaggi ma mai un poliziotto o un carabiniere», propongono nel loro disperato bluff.
Ma fino ad ora vi abbiamo raccontato solo la Chiaiano della protesta, quella dei suoi abitanti, quella dei medici e degli impiegati che vivono nelle case popolari dietro piazza Titanic, quella degli studenti, delle mamme che fino a sabato notte si stendevano a terra con le braccia alzate o andavano incontro ai poliziotti con i loro bambini fra le braccia. C´è un´altra Chiaiano e un´altra Napoli che può esplodere nelle ore che verranno. I «fetienti» si sono nascosti dalla mattina intorno a quelle barricate di via Cupa del Cane. Ma ci sono, sono pronti con le loro molotov e con le loro bombolette del gas, forse anche con le loro armi. L´altra sera ce n´era uno che si esibiva un po´ in disparte, circondato da sette ragazzotti al suo soldo, ultras dello stadio da usare alla bisogna in ogni parte di Napoli. In ogni quartiere. Su ogni barricata. In ogni «crisi». Non è gente di camorra, è criminalità incontrollata che vorrebbe controllare le tante infami «zone» napoletane, che traffica con tutto quel che capita, che costruisce quando può. Anche vicino alle cave dove vogliono fare la discarica di Chiaiano. Terreni già lottizzati. Se ci faranno - come probabilmente ci faranno - la discarica quegli imprenditori perderanno tanto. «Ci sono pure i "ragazzi di Marano"», avverte qualcuno. E anche quelli di Scampia. Scaricano sempre dalle loro auto la colla e la vernice per riempire le loro bottiglie, da scagliare all´ora X contro i poliziotti.
E poi, oltre i «fetienti» stanno arrivando anche quelli dei «centri sociali». I ragazzi di Insurgencia sono asserragliati nell´accampamento in fondo all´ultimo chilometro, sotto i tendoni, fra i sacchi di sabbia e le brande. Non ne fanno più turni per «presidiare» l´imbocco del sentiero. Sono lì da ventisette giorni e da ventisette notti e ora tutti insieme aspettano il corpo a corpo, lo scontro finale. Non sono tanti. E sono pochi anche quelli arrivati a dare manforte da Roma e da Bologna, qualcuno anche da Caserta e Benevento. «Non gliene frega niente a questi della nostra cava e della nostra discarica, sono qui solo per far casino contro il governo Berlusconi», dicono a piazza Titanic.
La sera sta quasi diventando notte. Sono appena tornati i sindaci e i delegati della municipalità dall´ultimo faccia a faccia con il prefetto Alessandro Pansa. L´incontro «tecnico» per scegliere la commissione, cinque esperti nominati dal sottosegretario Guido Bertolaso e cinque esperti nominati dalla «cittadinanza» di Chiaiano e Mugnano per «verificare se ci sono le condizioni per fare la discarica in quella cava». E´ una delle tante finte napoletane, tutti sanno come la pensano i tecnici del sottosegretario e come la pensano quegli altri scelti dalla «cittadinanza». Poi l´incontro «operativo»: sulle barricate. Su via Cupa del Cane che è ancora sbarrata da cassonetti e carcasse di auto, tronchi, cataste di legno, montagne di monnezza. La storia del filo spinato da sciogliere come segno di distensione, la via alternativa per arrivare alla cava ed «eseguire i rilievi», proposte e controproposte, mosse, simulazioni, una lunga e virtuale serata napoletana. I sindaci invitano tutti a non smarrire la ragione, a togliere di mezzo le auto rovesciate ed quei tronchi dei pini marini segati. Contano su una ritirata. A qualche chilometro gli uomini in divisa sono acquartierati in diverse caserme di Napoli, stanno soltanto aspettando solo l´ordine per muoversi.

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