Piano rifiuti, un sito di stoccaggio anche a Napoli

Oggi verrice a Palazzo Chigi: si punta a sbloccare fondi e a un nuovo patto con le province
4 gennaio 2011 - Luigi Roano
Fonte: Il Mattino

Il Piano Una «stazione provvisoria» a Napoli per risparmiare tempo e soldi e poi una stretta alle province. Che pagano fior di stipendi a centinaia di operai per il trattamento dei rifiuti che lavorano dai 90 a i 120 minuti al giorno perché di monnezza da trattare ne hanno pochissima. E quindi o si prendono più spazzatura oppure chiudano gli impianti. Un paradosso nella regione dove per 15 anni l’emergenza l’ha fatta da padrona. E naturalmente due discariche due, già individuati e fotografati i luoghi. Il piano rifiuti, quello che dovrebbe strutturalmente portare Napoli fuori dalla crisi prende corpo e oggi alle 18 starà sul tavolo della Presidenza del Consiglio retto da Gianni Letta. Dall’altra parte il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, il presidente della Regione Stefano Caldoro e Luigi Cesaro, presidente della Provincia di Napoli affiancato dai colleghi Domenico Zinzi, Edmondo Cirielli, Cosimo Sibilia e Aniello Cimitile rispettivamente presidenti di Caserta, Salerno, Avellino e Benevento. Tutti insieme dovranno trovare un accordo. Quattro i punti salienti del piano: il primo è senza dubbio quello delle discariche, due da 250mila tonnellate che dovranno essere pronte entro la primavera, quando quella di Chiaiano sarà esaurita. Dureranno tre anni il tempo necessario per mettere a regime tutto il sistema degli impianti. La palla è nella metà campo di Cesaro, il presidente oggi esporrà al tavolo come stanno le cose e le sue proposte: «Ho delle proposte operative per la localizzazione delle nuove discariche, che cominceranno ad essere valutate già nella riunione di oggi con il sottosegretario Gianni Letta». Cesaro insiste: «Ho già incontrato alcuni sindaci dei territori interessati ed altri ne incontrerò in questi giorni. Per ovvi motivi non intendo fornire ulteriori informazioni, specie sulla localizzazione degli impianti». Il nolano e l’area a nord di Napoli sono ad ogni modo le zone interessate. Cesaro però ha un pacchetto di proposte. «Serve la riforma del patto di stabilità perché abbiamo i soldi per potere fare fronte all’uscita dalla crisi ma il patto ci frena. E poi la provincializzazione dei rifiuti danneggia e molto la provincia di Napoli il decreto al Senato deve essere modificato prima che diventi legge su questo punto». Sentitissimo il tema della provincializzazione anche dalla Regione, Giovanni Romano, l’assessore all’Ambiente è chiarissimo: «Bisogna trovare equilibri economici e ambientali e ai sacchetti va tolta l’etichetta con la provenienza e apposta quella con su scritto ”merce” altrimenti non si va da nessuna parte. E una stazione di trasferenz aa napoli come opportunità pe rrispsarmiare soldi e aver esempr ela città pulita non si può non prendere in considerazione». Nella sostanza la strigliata alla Province che hanno impianti con 60-70 e anche 100 operai per trattare poche tonnellate di rifiuti. Si erogano fior di stipendi e chi li incassa se li deve guadagnare. Così i rifiuti di Napoli e della provincia potrebbero appunto essere trasformati in merce. In questa direzione spingerà pure la Iervolino. Che chissà come reagirà alla necessità di dovere individuare un sito di trasferenza provvisorio sul territorio di Napoli. Di cosa si tratta? Di un sito di stoccaggio dove raggruppare i rifiuti e poi caricarli sui camion più grandi per sfruttare al meglio le potenzialità che dovrebbero mettere a disposizione le altre province, cioè le loro discariche. Sito da utilizzare anche in caso di emergenze e per non più di 48 ore. Un modo, nelle intenzioni degli amministratori, per contrastare scioperi selvaggi o improvvisi stop allo smaltimento. I siti di stoccaggio a Napoli non sono una novità nel corso di tre lustri di emergenza ce ne sono stati sempre almeno un paio. Negli ultimi due anni chiusi e mai più riaperti perché si è scoperto che i titolari erano in odore di camorra oppure fiancheggiatori dei clan.

I trasferimenti: Pronti altri due impianti in Puglia

La Regione Puglia ha messo a disposizione anche i siti della Ecolevante di Grottaglie e della Vergine di Taranto, finora inutilizzati, ma i trasferimenti proseguono a rilento. I controlli sono rigidi e sono affidati in Campania all'Arpa, che verifica che siano caricate «partite omogene» di rifiuti speciali non pericolosi, ed in Puglia alla Polizia provinciale di Taranto, all'Arpa ed al comando dei carabinieri del Noe. Il protocollo stabilisce una durata massima di tre mesi per i conferimenti.

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