Il caso Castelnuovo di Conza

La struttura dimenticata inserita nel piano di Zara

Ottantamila tonnellate di umido questa la capacità del sito
A gennaio le valutazioni per l'uso
29 dicembre 2010 - Margherita Siani
Fonte: Il Mattino Salerno

Impianto di compostaggio Come quello di Castelnuovo di Conza Castelnuovo di Conza. Si cercano impianti e soluzioni, eppure ci sono impianti e soluzioni possibili, anche immediate, sotto gli occhi, ma che non si vedono. L’impianto di compostaggio di Castelnuovo di Conza, 80 mila tonnellate di umido trattabile, è lì, ai margini della provincia, inutilizzato, perché fallito, ed ora messo all’asta. E non è stato neppure inserito nel piano d’ambito provinciale dei rifiuti. Praticamente dimenticato. Dopo gli appelli da parte del presidente della Comunità montana Sele-Tanagro, Giovanni Caggiano, del sindaco di Castelnuovo, Francesco Custode, perché si provvedesse ad utilizzare la struttura, ieri sera è arrivato anche quello della Riserva dei fiumi Sele e Tanagro, con il presidente Domenico Nicoletti, e lo stesso consiglio generale dell’ente, che si è riunito ad Oliveto Citra, presente anche il Presidente del consiglio provinciale, Fernando Zara. Un’ennesima sollecitazione alla Provincia, dunque, affinchè la società Ecoambiente possa gestire la struttura. Una sollecitazione che la Riserva, attraverso il suo presidente, come il sindaco del piccolo centro, ma anche degli amministratori della Comunità montana hanno fortemente rilanciato, anche per «evitare che la trattativa dell'asta giudiziaria in corso si chiuda a favore di non ben identificati prestanomi». L’impianto ha funzionato per un po’ di tempo, poi l’impresa che lo gestiva fallì. Tutto fu affidato ad un curatore fallimentare. Fino alla definizione di un’asta giudiziaria, che è in corso e, a quanto sembra, ci sarebbero anche un paio di richieste avanzate. Da qui i timori di una gestione affidata a privati, quando invece, in un momento di penuria dì impianti, di necessità di costruirne di nuovi, ce n’è uno che è già pronto. Nel piano provinciale, invece, non c’è, ma è descritto, come ha letto in consiglio il sindaco Custode, un impianto da costruire ad Eboli, con capacità di 59 mila tonnellate, quindi inferiore a Castelnuovo, con 10 milioni di costi, 8 di ricavi e 25 occupati. Una convenienza reale, dunque, che sarebbe di gran lunga maggiore per Ecoambiente, nel caso di una gestione di un impianto già realizzato, solo da adeguare. «La riserva è disponibile a compiere ogni azione istituzionale a favore del territorio e dei suoi abitanti ben sapendo che il risparmio per i cittadini sarebbe enorme – dice il presidente Nicoletti - Non capisco l'assordante silenzio su questa vicenda, visti i costi che i Comuni sopportano per smaltire l'umido».La riserva ha anche coinvolto l’Università di Salerno per «innovare l'impianto e sperimentare un modello avanzato di compostaggio». La struttura, infatti, comunque dovrà essere adeguata, dopo anni di inutilizzo. La copertura, per tutta l’area sud del salernitano almeno, potrebbe essere assicurata. Sull’impianto si sono consumate le disponibilità del giudice, che lo scorso 17 dicembre ha inviato una missiva a Castelnuovo chiedendo se vi fossero risposte da parte delle istituzioni. Ed il Presidente Zara, ieri sera, ha annunciato, dopo aver fatto mea culpa istituzionale sulla dimenticanza nel piano, che dopo la prima decade di gennaio, farà effettuare le valutazioni tecniche ed economiche per rimettere in moto la struttura e farà rientrare l’impianto di compostaggio nel piano provinciale d’ambito. E questa, per la Provincia, potrebbe essere l’ultima chiamata, perché la società Ecoambiente possa gestire la struttura: «Lo auspichiamo – dice il sindaco di Castelnuovo – Darebbe tranquillità al territorio, ci sarebbe anche un po’ di lavoro e di occupazione. Ovviamente su una sola cosa non transigo, che vi siano tutte le garanzie ambientali e tecniche».

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