Caso Cosentino, la procura chiede il processo

Istanza al gip dei pm Narducci e Milita. Citati tra i testi anche il ministro Matteoli e Bassolino
24 dicembre 2010 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Unica persona offesa, il presidente del consiglio dei ministri come rappresentante del governo; più articolate invece le fonti di prova: si va dai pentiti ormai classici della storia giudiziaria dei casalesi, alle sommarie informazioni raccolte negli ultimi mesi, segno di un’inchiesta che si è protratta ben oltre la data della misura cautelare. La scheda Agli atti, dunque, come potenziali testi d’accusa, vengono indicati anche Bassolino, Paolucci, Lorenzo Diana, finanche il ministro Altero Matteoli, oltre a una serie di commissari e amministratori impegnati nel pieno dell’emergenza rifiuti in Campania. Inchiesta a carico di Nicola Cosentino, l’ultima mossa della Procura cade nel cuore dell’antivigilia di Natale, praticamente appena venti giorni dopo la conclusione formale delle indagini. Poche pagine, firmate Giuseppe Narducci e Alessandro Milita, per chiedere al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Napoli di fissare un’udienza e disporre il rinvio a giudizio dell’ex sottosegretario all’Economia. Una mossa scontata per molti versi, che rende obbligatorio l’appuntamento in aula tra gli inquirenti e l’imputato Nicola Cosentino. Concorso esterno in associazione camorristica, l’accusa che ormai da oltre un anno viene mossa dalla Procura di Giovandomenico Lepore. Voti contro favori, come era già emerso nel provvedimento cautelare emesso dal gip Raffaele Piccirillo nell’autunno del 2009, accuse che ora entrano in un’aula di giustizia per essere vagliate da un giudice. Difeso dai penalisti Agostino De Caro e Stefano Montone, Cosentino ora potrà esporre le proprie argomentazioni e dimostrare la propria estraneità rispetto alle contestazioni mosse dalla Dda di Napoli. Inchiesta delicata, che fa leva soprattutto sul racconto dell’ex imprenditore Gaetano Vassallo, storicamente legato ai boss Schiavone e Bidognetti, che ripercorre la carriera politica di Cosentino. Il fulcro dell’indagine resta la Eco-4, una società mista «a partecipazione mafiosa», nella quale Cosentino avrebbe esercitato un potere di gestione per scopi elettorali. Chiaro l’assunto investigativo: chi controlla il ciclo dei rifiuti, con il flusso di appalti milionari, ha un immediato tornaconto elettorale. Voti contro favori, dunque, l’ipotesi di partenza. Ma non è tutto. Centrale nell’ambito delle inchieste dei pm Milita e Narducci, anche la realizzazione della società consortile Impregeco, del consorzio Ce4 e gli altri consorzi della provincia di Caserta che avrebbero visto particolarmente attivo l’attuale coordinatore del Pdl in Campania. Un ciclo integrato dei rifiuti alternativo e concorrenziale a quello gestito dalla regìa commissariale (di qui l’esigenza di sentire Bassolino e i suoi ex collaboratori), vale a dire dalle società del gruppo Impregilo Fibe-Fisia Italimpianti. Come a dire, sempre seguendo il ragionamento degli investigatori, Cosentino puntava ad affrancarsi dalla gestione napoletana per costruire un consorzio tutto radicato nel Casertano. Terzo filone destinato ad un approfondimento in aula, invece, riguarda il presunto condizionamento delle attività ispettive della Commissione di accesso per lo scioglimento del comune di Mondragone, ma anche per la procedura riguardante la Eco4. Accuse sempre respinte in da parte di Cosentino, che ha più volte ricordato - numeri alla mano - quanto le sue affermazioni politiche dipendessero dalla sua collocazione ai vertici delle liste di Fi e Pdl e dal particolare sistema elettorale. Come a dire: Cosentino non aveva bisogno di scendere a patti con la camorra per essere eletto. Non solo rifiuti però al centro dell’azione penale esercitata dalla Procura di Napoli. Tra le fonti di prova spiccano infatti alcuni atti delle indagini condotte a Roma sulla cosiddetta P3, la presunta loggia massonica che avrebbe puntato a condizionare il pronunciamento della Cassazione sulla richiesta di arresto spiccata dal gip di Napoli a carico dello stesso Cosentino. Agli atti del procedimento firmato Milita e Narducci, la misura cautelare romana a per Flavio Carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino, ma anche supplementi investigativi come l’interrogatorio napoletano dello stesso Martino (del 17 settembre scorso) e alcune informative di polizia giudiziaria. Ora la parola passa all’ufficio gip guidato da Giustino Gatti e Bruno D’Urso, cui spetterà il compito di dare un nome al giudice chiamato a stabilire che legami ci sono stati tra il numero uno del pdl in Campania e la camorra casalese.

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