«Non siamo criminali, isoleremo i violenti»
«Non siamo dei violenti, né criminali. E sapremo isolare chi agisce in maniera scorretta». I cittadini che dal 3 maggio protestano contro l'attivazione della discarica di Chiaiano sono ossessionati dall'idea di essere identificati come un gruppo di facinorosi e di criminali. Sono risentiti perché spesso sono passate di più le immagini dei disagi causati dal blocco stradale, degli scontri con la polizia che le ragioni della protesta. Per questo i reporter non hanno vita facile. «È vero che sono state lanciate delle molotov, ma è ingiusto generalizzare - dice Alfredo Matacena – Quelli sono infiltrati e le loro motivazioni non hanno niente a che vedere con la protesta. Stiamo tentando di isolarli». Non mancano le testimonianze. «Ho assistito ad una scena significativa - racconta Antonio Mastronardo - Un ragazzo ha spinto da parte una donna per farsi spazio e lanciare una pietra verso la polizia. La donna se n'è accorta e per tutta risposta lo ha fermato con un abbraccio. Gli ha dato un bacio in fronte e gli ha detto che non era così che si doveva protestare. Il ragazzo ha desistito». Tra i giovani che partecipano al presidio ci sono tanti che dedicano alla battaglia tutto il tempo libero, compresa la notte. «Ho un negozio, sono impegnato in politica e nel volontariato - racconta Mario Romani - Rubo tempo al riposo per testimoniare la mia assoluta contrarietà alla realizzazione di una discarica a ridosso delle case. Mi fa rabbia che queste ragioni vere e sentite vengano strumentalizzate». La moglie di Genny ha partorito due giorni fa, ma il neopapà passa tutto il tempo al presidio. «Lo faccio per tutelare il suo futuro», dice. «Sono stanco di essere accomunato alla criminalità e di essere malmenato dalla polizia - dice Luigi Cecere, del Forum del terzo settore - solo perché lotto per un diritto legittimo. Se si usasse la stessa determinazione nei confronti della camorra, Marano avrebbe vinto una battaglia importante». È di origine tunisina, ma vive a Marano da trent'anni Shatti Kamen, 44 anni: «Sono fuggito dalla mia terra per costruirmi un futuro migliore ed ora che sono qua, rischio di perdere tutto perché vogliono sacrificare gli anni di lavoro che ho impiegato per costruire la mia palestra». La vita di Francesca De Vito, 24 anni, è stata completamente stravolta. «Sono iscritta a psicologia - dice - ma non tocco un libro dal 3 maggio. Passo tutto il giorno al presidio e mi arrabbio quando ci accusano di creare disagi alla città coi blocchi stradali e di essere dei violenti. Agli amici che non capiscono le nostre ragioni dico sempre che stiamo lavorando anche per loro. Noi stiamo lottando pacificamente per non farci sommergere dalle immondizie». Matteo Brambilla è un emigrante all'incontrario: da Milano si è trasferito a Chiaiano prima per amore e poi anche col lavoro. «Detesto che per colpa di qualcuno - racconta - dobbiamo passare tutti per delinquenti».