Analisi truccate all’Hyppo Kampos per evitare i sigilli
È una storia di beffe e di inganni, di ripetute frodi alla salute pubblica, di probabili compromissioni tra imprenditori privati (legati alla camorra) e strutture pubbliche di controllo. La caccia ai rifiuti tossici nei laghetti del litorale domiziano è formalmente iniziata a gennaio del 1991, con i controlli effettuati nelle cave di sabbia riconducibili a uno dei due soci della Tanagro Trasporti, impresa per la quale lavorava l’autista intossicato da scorie radioattive. Controlli che si sono sempre rivelati inutili, con l’eccezione del ritrovamento - dieci anni dopo - nella cava Bonaurio di Sant’Angelo in Formis di centinaia di fusti contenenti sostanze tossiche. Erano stati scoperti, dopo l’affioramento casuale in seguito a un nubifragio di alcuni bidoni, grazie al satellite Telespazio messo a disposizione dell’Agenzia nazionale per la conservazione ambientale. Molte volte si è scavato sott’acqua, nei laghetti di Mezzagni. L’ultima volta prima del pentimento di Gaetano Vassallo, nell’autunno del 2007. Era stato il Comune di Castelvolturno a commissionare le analisi delle acque, anticipando anche alla stampa la buona notizia: i rifiuti tossici smaltiti illegalmente dalle ecomafie erano da cercare altrove, l’acqua era purissima. Soprattutto quella degli invasi sui quali era stato costruito il nuovo Hyppo Kampos. Ventisette i laghetti di artificiali oggetto delle analisi chimiche e batteriologiche, effettuate con il coordinamento di Sviluppo Italia; solo uno era risultato inquinato. Due anni dopo, a ottobre del 2009, le analisi effettuate a maggio avevano confermato il quadro: l’acqua di Hyppo Kampos era addirittura potabile. Ma allora, perché tre mesi prima il Comune si preparava al suo sequestro, già preoccupandosi delle ricadute occupazionali e sul turismo?