Differenziata, sette quartieri oltre il 66 per cento
Tocca a Bagnoli il record della raccolta differenziata. Nel quartiere della zona est grazie al porta a porta il 91,11 per cento dei materiali viene avviato a riciclo. È solo uno dei dati diffusi ieri dal Wwf che ha avviato uno screening nei sette quartieri dove sono stati aboliti i cassonetti e la spazzatura viene raccolta solo dopo che i cittadini la hanno separata. Bagnoli è seguito a ruota dal Centro direzionale (84,25 per cento di differenziata), Chiaiano (72,63 per cento), Colli Aminei (68,43 per cento), Ponticelli (65,43), Rione Alto (64,68 per cento), San Giovanni a Teduccio (50,15 per cento). Secondo l'organizzazione ambientalista il trend potrebbe ulteriormente crescere se a separare i rifiuti non fosse solo il 13,12% dei cittadini. «È bastato gettare un seme - dice Stefano Leoni, Presidente del Wwf Italia - per avere un raccolto fruttuoso». Secondo i calcoli del Wwf se si ampliasse il sistema a tutta la città ogni mese si avrebbero 27.000 tonnellate in meno in discarica. E dal canto suo l'Asìa con un comunicato sottolinea che la percentuale di raccolta differenziata della città di Napoli è un dato certificato in funzione dei materiali effettivamente consegnati a riciclo. E qui finiscono le buone notizie. Dal report della partecipata del Comune di Napoli, infatti, si evidenzia che la frazione umida raccolta in città finisce a Trapani, Perugia, Novara, Padova, Pavia, Foggia, Milano, Catania, Piacenza, Enna, Latina, Bergamo, Taranto e Lodi. In Campania, infatti, non esistono siti di compostaggio (non sono stati realizzati nemmeno durante la gestione Bertolaso) e tutti i Comuni della regione sono costretti a pagare anche duecento euro a tonnellata per spedire il materiale negli impianti capaci di trasformarlo in concime. E non basta. Secondo i dati di Federambiente il costo medio italiano di smaltimento dei rifiuti è di 64 euro a tonnellata, che sale a 91 per la differenziata e a 123 per il porta a porta. Spese dalle quali si rientra parzialmente grazie alla cessione dei materiali che copre il 45 per cento dei costi della raccolta e il 32 per cento di quelli del porta a porta e dal mancato costo di smaltimento (circa 100 euro a tonnellata). Il sistema è stato messo, però, in gravi difficoltà dalla crisi economica: le imprese lavorano meno, hanno meno bisogno di materiale e quindi lo pagano di meno. A Napoli i conti sono molto peggiori: si spende in media 91 euro per raccogliere la spazzatura (a causa del numero dei dipendenti, della densità della popolazione e della conformazione urbanistica della città), 130 euro per la differenziata per così dire «semplice» e più di 200 euro per il porta a porta. I costi salgono ulteriormente se si considera l'esportazione della frazione umida. E sono anche le spese a rendere problematica la diffusione del sistema e il raggiungimento delle quote previste dalla legge. Al momento, però, l'emergenza che ci troviamo ad attraversare sta creando ulteriori difficoltà e il Comune di Napoli ha perso un punto nella percentuale della differenziata arrivando a superare di poco il 18 per cento. E le cose non andranno meglio oggi: ieri a Chiaiano sono state sversate solo 470 tonnellate, quindi a terra ne resteranno ancora quasi duemila, in buona parte nelle zone centrali (250 a Chiaia, 350 a Stella -San Carlo all'Arena, 550 a Porto, Mercato-Pendino, Avvocata Montecalvario). Ma la realizzazione di una piazzola intermedia dovrebbe permettere di migliorare le performance nelle prossime ore: la speranza e di arrivare con una città semipulita a Natale.