Rifiuti, si ferma lo Stir di Santa Maria
Nuove difficoltà nello sversamento dei rifiuti e nel ciclo in provincia di Caserta. Nella giornata di ieri è rimasto chiuso - per verifiche tecniche - lo Stir di Santa Maria Capua Vetere. Un stop che, unito alla indisponibilità di altri impianti in provincia di Napoli, ha rischiato di bloccare nuovamente il flusso dei rifiuti dal momento che sono stati off limits anche gli impianti di Tufino e Giugliano, per saturazione degli Stir. Dunque stop momentaneo in provincia di Caserta ai rifiuti provenienti da Napoli che, in caso di emergenza, potrebbero essere dirottati su San Tammaro. In base all’intesa infatti sottoscritta tra la Provincia di Caserta e la Regione, dalla provincia di Napoli arriveranno tra le 400 e le 500 tonnellate al giorno fino al prossimo 26 dicembre. «Ma nessuno si azzardi ad avvicinarsi a Maruzzella - ha avvertito nei giorni scorsi il presidente della Provincia, Domenico Zinzi - Tutt’al più, i rifiuti da Napoli andranno allo Stir, ma soltanto nella misura in cui quelli che entrano nell’impianto «compensano» quelli in uscita. Altrimenti, non autorizzerò più nulla». Dunque da corso Trieste arriva un freno: passi accogliere l’immondizia da Napoli fino al 26 dicembre prossimo (per consentire alla città capoluogo regionale di far fronte a un incremento nel volume di immondizia dovuto alle festività natalizie), ma la Provincia di Caserta intende «preservare» l’invaso di Maruzzella «che deve servire - ha sottolineato ancora Zinzi - unicamente alle necessità del territorio. Se lo ingolfiamo con i rifiuti di Napoli, la sua capienza si esaurirebbe presto pregiudicando l’autonomia gestionale, nel ciclo dei rifiuti che, come istituzione provinciale, stiamo cercando di raggiungere. Per questo motivo, l’unica soluzione percorribile è quella dello Stir di Santa Maria, che risulta al momento utile non solo sotto il profilo tecnico-gestionale ma anche economico». Intanto è atteso per domani il voto finale dell’Aula della Camera dei deputati sulla conversione del decreto sull’emergenza rifiuti in Campania varato dal consiglio dei ministri a novembre durante la nuova crisi che ha investito il Napoletano. Ed è ancora polemica (anche politica) in provincia di Caserta sull’emendamento presentato dal Pd - e respinto dall’Assemblea - tendente a cancellare da un testo del 2008, il sito di cava Mastroianni. Sulla questione, che ha visto i parlamentari (anche casertani) di Pdl e Lega votare contro l’emendamento appoggiato invece (contrariamente alle decisioni dell’Udc) dal presidente della Provincia Zinzi, è intervenuta, in una nota, anche la Cisas: «Un eventuale impianto in cava Mastroianni - si legge in una nota del sindacato - è in contrasto con le aspirazioni dei cittadini casertani e bene ha fatto il presidente Zinzi ad opporsi». Per altro, dopo l’approvazione di un altro emendamento - lunedì scorso in commissione Ambiente della Camera con il voto bipartisan di Pd e Pdl - che «resituisce» ai Comuni la responsabilità dello spazzamento e della raccolta spostando sugli enti comunali anche l’incasso della Tarsu che la legge 26 del 2010 aveva invece dirottato sulle Province, dal prossimo primo gennaio cambierebbero le modalità di gestione del ciclo dei rifiuti. Va anche detto, in ogni caso, che l’approvazione definitva del decreto, con il passaggio in Senato, non avverrà prima di metà-fine gennaio. Che cosa succederà nel frattempo? Quale ente, nelle more, avrà la piena competenza sulla materia, le Province o i Comuni? «Noi, in ogni caso, siamo pronti», fanno sapere da corso Trieste.