Stipendi congelati all’Arpac, il governatore attacca il Consiglio

Niente tredicesiama ai dipendenti dopo l'esonero del direttore: "eppure io lo avrei confermato"
18 dicembre 2010 - Livio Coppola
Fonte: Il Mattino

È scontro tra giunta e Consiglio regionale sul caso Arpac. Il governatore Stefano Caldoro ha criticato duramente la decisione del Consiglio di far decadere, con un emendamento al riequlibrio di bilancio votato a fine novembre, il direttore generale dell’Agenzia regionale per l’ambiente, Gennaro Volpicelli. Un atto, questo, che di fatto sta bloccando il pagamento degli stipendi agli oltre seicento dipendenti dell’agenzia, che ieri hanno manifestato davanti a Palazzo Santa Lucia. La querelle vede dunque Caldoro opposto alla sua stessa maggioranza, Pdl compreso, che ha spodestato Volpicelli mettendo la giunta in condizione di poter solo recepire l’atto votato in aula. Ora il governatore si accinge a sostituire Volpicelli con un dirigente interno ad interim (il nome, visionato nella notte, è quello di Antonio Episcopo) ma fino all’ultimo ha chiesto all’uscente di «agire in proroga per il pagamento degli stipendi». E poi non manca di condannare apertamente la scelta dei consiglieri: «Il Consiglio regionale è sovrano ha ritenuto di fare così - ha detto il governatore - io Volpicelli l’avrei tenuto, ha lavorato bene in questi mesi». Poi l’affondo sul blitz effettuato in aula: «La differenza tra la Camera e il Consiglio regionale è che nel secondo le cose funzionano diversamente, per cui potrebbe accadere che la giunta non sappia nulla del lavoro del Consiglio fino a quanto le cose non sono già fatte». Nel caso di Volpicelli, 78enne docente di ingegneria, nominato dalla giunta precedente a luglio 2009, le cose sembrano essere andate proprio come paventato da Caldoro: «Volpicelli vittima di un agguato personale normativo? Può essere - insiste il governatore - anche se non so chi abbia proposto il provvedimento». L’attacco al Consiglio è palese. Facendo un passo indietro, la revoca di Volpicelli risale al 29 novembre, giorno in cui l’aula ha votato un emendamento ad hoc alla legge di riequilibrio del Bilancio 2010, con cui il vertice Arpac è decaduto per volontà di quasi tutte le forze del centro destra (Pdl, Popolari per il Sud, Noi Sud, Mpa), supportate dal Partito socialista. Contrario il Pd, mentre il Npsi di Caldoro si è astenuto: «In pratica si trattava di una misura che riguardava poco la variazione di bilancio - racconta Massimo Grimaldi, presidente della commissione Bilancio - Anche Caldoro si era già espresso contro questa cosa, ma noi non abbiamo potuto fare altro che registrare e mettere ai voti». A pagare lo scontro per ora sono i 614 dipendenti Arpac, che comunque dovrebbero ottenere lo sblocco della tredicesima nelle prossime ore. Dal Consiglio la replica a Caldoro non tarda ad arrivare: «Mi ritengo tra i più forti sostenitori di quell’emendamento - dice Ugo De Flaviis dei Popolari per il Sud - Era giusto che all’Arpac si cambiasse registro e si risparmiasse qualcosa. Diciamo che abbiamo ottemperato ad un ritardo della Giunta su un provvedimento che andava preso». Più soft il capogruppo del Pdl Fulvio Martusciello: «Il vero tema è quello dei lavoratori, è incredibile che i direttori generali nominati dalla politica tengano in mano gli stipendi pubblici, che sono questioni amministrative. L’emendamento? Ogni legge del Consiglio ha il suo percorso preciso».

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