Decreto caos, allarme di Caldoro: mancano i soldi

Resta il nodo dei 400 milioni di debiti contratti dai Comuni: "Ma la Regione non è Babbo Natale"
18 dicembre 2010 - Luigi Roano
Fonte: Il Mattino

Il presidente della Regione Stefano Caldoro boccia il decreto rifiuti che dovrà essere definitivamente approvato in Senato e convertito in legge martedì e rilancia l’allarme sulla mafia che è sempre più dentro l’affaire immondizia. Il tema politico è cogente, il decreto sta prendendo una piega che non piace al governatore e così come già ampiamente detto dal presidente della Provincia Luigi Cesaro quello che si va profilando è un provvedimento vuoto da un punto di vista finanziario e quindi inappliccabile. A spiegarlo è lo stesso Caldoro: «Il decreto rifiuti in discussione al Parlamento risolve molte questioni - dice - ma per ora non ha ancora risolto la questione della copertura finanziaria per la situazione debitoria di Comuni e Province nei confronti delle società di raccolta». Il governatore entra nel merito della questione: «Si parla di 350, 400 milioni di euro, ne ho parlato anche l’altro giorno in commissione parlamentare sui rifiuti. C’è un problema di copertura economica ma non è che siamo Babbo Natale per cui si chiede e si ottiene. Il decreto risolve molte questioni, ma resta sul tappeto quest’aspetto». A cosa allude Caldoro? Essenzialmente ai debiti che i Comuni hanno contratto per lo smaltimento rifiuti verso le strutture preposte tra cui i consorzi di bacino. Ci sono molti grandi comuni della regione, fra cui Napoli che è messo meglio di tutti visto che ha già rateizzato e cominciato a pagare gli 83 milioni che doveva. C’è Salerno che di milioni ne deve 7, Caserta 6,6, Benevento 3,4. E ancora: Marano 3,8, Quarto 2,7, Eboli 2,68, Melito di Napoli 2,23, Ischia 2,21. E sono solo i grossi comuni ai quali vanno aggiunti quelli medie e piccoli: ecco allora che si arriva alla cifra di 400 milioni. Nella sostanza il ragionamento di Caldoro è semplice: inutile fare leggi se poi non si possono applicare perché manca la materia prima, i finanziamenti. Il governatore è preoccupato per la pressione della malavita sul comparto dei rifiuti. «C’è una interdittiva della Prefettura legata a infiltrazioni di tipo camorristico nei confronti di una delle società per la raccolta rifiuti» racconta Caldoro, il quale sta valutando «i presupposti per presentare un esposto in Procura» anche perché questa società «è andata via senza pagare gli stipendi, determinando un fermo della raccolta». «Ci sono elementi di grande preoccupazione - racconta il presidente della Regione - dobbiamo combattere anche contro la malavita organizzata che rialza la testa quando le cose non le stanno bene». Caldoro insiste: «Eravamo arrivati a pulire Napoli ho sempre detto di stare attenti perché quando si fanno i piani qui non è come farli in Friuli Venezia Giulia. Basta una piccola cosa e torniamo punto e a capo». Caldoro getta acqua sul fuoco delle polemiche però, come gli è accaduto spesso in questi ultimi giorni, sprona tutti a fare di più: «Ora non è che siamo al punto di partenza ma la situazione è tipica del nostro territorio». Se il decreto rifiuti resterà così come è, per Caldoro, oltre la rogna dei soldi, ci sarà quella di dovere nominare dei commissari per la costruzione in tempi rapidi dei termovalorizzatori di Napoli e Salerno. Al riguardo il presidente cerca di smorzare i toni: «Intanto dobbiamo pensare agli impianti intermedi e aprire delle discariche comprensoriali, cosa che va fatta nelle comunità locali». L’appello è rivolto in questo caso alla Provincia di Napoli, quindi a Cesaro. È lui che deve trovare due invasi da 250mila tonnellate l’uno capaci di durare almeno tre anni, il tempo necessario alla costruzione dei termovalorizzatori. «Dobbiamo recuperare una cultura del rifiuto, in venti anni nessuno è stato educato in questo senso. Se continuiamo a lavorare 24 ore su 24 possiamo risolvere il problema, ma serve un ciclo strutturato che tenga conto dei 6 milioni di abitanti della Campania».

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