Vendola: «Non va colpita la gente impaurita»

«Dietro le proteste non c’è la camorra ma cittadini preoccupati per la salute»
26 maggio 2008 - Giusy Franzese
Fonte: Il Mattino

È contrario, per principio assoluto, all’uso della forza. Ma nel caso di Chiaiano, Nichi Vendola, governatore della Puglia, lo è ancor di più: «Mi pare che stavolta dietro le proteste non ci sia la camorra, ma la paura dei cittadini per la loro salute. Non vedo, come è invece accaduto con i roghi dei cassonetti e lo spargimento di monnezza, l’ombra dei clan. Sarebbe veramente paradossale che la forza pubblica venisse utilizzata ora contro una popolazione inerme. Non vorrei che la questione monnezza diventasse una sperimentazione per mettere in campo un modello militare di risoluzione dei conflitti». Smaltire i rifiuti nei territori dove vengono prodotti: è un principio giusto? «È una domanda di apparente buon senso. Ma nulla è stato di buon senso in questi 14 anni in Campania. La diffidenza dei cittadini ha una genesi: le cattive pratiche, un cattivo piano di gestione dei rifiuti. Lo dico con la prudenza di chi non abita in Campania, con la sofferenza di chi sente la Campania come una regione sorella, e con il cuore di chi sta dando un contributo importante alla Campania, visto che ogni giorno accogliamo una discreta quantità di monnezza campana. Il punto è: lo strumento emergenziale è o no il principio generatore di tutte le follie che abbiamo visto in campo? Io penso di si». Perché? «Quella della monnezza è un ciclo complesso che chiede la condivisione più larga di responsabilità. Con un solo uomo al comando, il risultato è esattamente il contrario: ciascuno nei confronti del commissario straordinario ragiona come si se si trattasse di un target al poligono di tiro. Io ho la massima stima e ammirazione per Guido Bertolaso, ma temo che gli abbiamo confezionato un pacco con dentro più problemi che soluzioni». Secondo lei cosa si dovrebbe fare? «Tanto per cominciare ridurre la produzione dei rifiuti». Sembra l’uovo di Colombo, ma praticamente come si fa? «Ad esempio facendo patti con le catene di grande distribuzione per ridurre gli imballaggi delle merci, penso al ”detersivo alla spina”. Naturalmente servono gli impianti: di compostaggio, di biostabilizzazione, di produzione di cdr e pochi termovalorizzatori che brucino il cdr e non il ”talquale”. Serve una scelta strategica sulla raccolta differenziata. Nessuna di queste cose, da sola, è la bacchetta magica.. È l’organicità del sistema che consente di fare un passo avanti». Nel frattempo resta l’emergenza. Se tutte le volte che si individua un sito, la popolazione insorge, non se ne esce fuori. «Nel caso di Chiaiano la richiesta della popolazione ha un fondamento sacrosanto: non si può procedere all’apertura di una discarica senza tutte le garanzie ambientali e sanitarie che un impianto di questo tipo impone. Di fronte al principio di precauzione contro un rischio altissimo la risposta non può essere militare, ma deve essere la mediazione, la mediazione, la mediazione». Su quali basi? «Bisogna chiedere l’apertura di un varco che consenta all’equipe scientifica, magari insieme a tecnici indicati dai cittadini, di poter fare i sondaggi sul terreno individuato. Bisogna fare appello ai cittadini affinché si colga la buona volontà di chi va a verificare. Alla paura dei cittadini occorre rispondere con argomentazioni scientifica. È su questo terreno che deve basarsi l’offensiva culturale e democratica dello Stato».

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