Comune, ordinanza flop: città sepolta dai cartoni
Le notifiche sono 3.975, i verbali elevati 284. Come sta andando, a tre settimane dal varo e alla luce di questi dati, l’ordinanza del sindaco Rosa Russo Iervolino per contenere i disagi dell’emergenza rifiuti e incrementare la differenziata? Cartoni e ancora cartoni abbondano nelle strade così come la verdura continua a essere venduta con tutto il fogliame. Insomma, ci si aspettava di più, e la sensazione che quel 25 novembre l’ordinanza fu varata per mettere una pezza sulla differenziata che fa acqua più che per cambiare strutturalmente il ciclo dei rifiuti permane. Luigi Sementa - il generale dei caschi bianchi - racconta come stanno le cose: «Ogni qualvolta interviene un’azione repressiva non sono mai soddisfatto. Noi stiamo facendo un’opera di convincimento della collettività, nessuna persecuzione io sono contrario alle contravvenzioni e all’attività repressiva. Come dimostra l’elevato numero di notifiche. I 284 che sono stati multati hanno subito la sanzione perché erano stati avvisati dei cambiamenti e non hanno recepito».
Secondo l’assessore all’Ambiente Gennaro Nasti la coperta è corta: «Se a terra restano sempre oltre 1.000 tonnellate - racconta - è difficile capire se l’ordinanza sta funzionando o meno. Oltretutto se gli autisti e i mezzi di Asìa restano bloccati per ora senza potere scaricare negli impianti è difficile fare anche la raccolta differenziata». La realtà è che l’ordinanza - sarà che è periodo natalizio - coincide con la produzione giornaliera dei rifiuti in aumento: si è passati da 1.300 a 1.500 tonnellate al giorno. E basta fare un giro per i mercati per capire che c’è ancora tanto da tarare. I multati sono per la maggior parte commercianti, nella misura del 99%. L’1% sono privati cittadini che hanno gettato la spazzatura non negli orari dovuti. Cosa prevede l’ordinanza? Intanto multe fino a 620 euro perché deve essere applicata la massima sanzione possibile. Un’ordinanza varata perché secondo il sindaco «occorre assicurare idonee misure a salvaguardia della salute e dell’igiene pubblica tese al contenimento della produzione di rifiuti e a depotenziare il rischio dovuto alla giacenza degli stessi». L’Asìa dovrà provvedere alla raccolta dei rifiuti presso i centri commerciali o di grande distribuzione, dei prodotti alimentari defogliati. Il sindaco - inoltre - «dà mandato anche alla Asl di incrementare gli interventi di sanificazione ambientale». Il provvedimento ricorda ai commercianti l’obbligo di liberarsi dei materiali di imballaggio, cartoni, solo dopo la chiusura «e opportunamente ridotti di volume». C’è dell’altro, c’è l’altolà alla plastica: «Obbligo di utilizzazione di bottiglie di vetro per tutti gli esercizi commerciali e gli uffici pubblici e privati». Come dire che i bicchieri monouso sono messi al bando. Il sindaco vieta anche il volantinaggio. I giovani che distribuiscono i manifestini delle offerte dei supermercati perdono anche questo precario lavoro: 50 euro per 10mila pezzi piazzati. La stretta riguarda anche e soprattutto gli uffici pubblici. Sono enti che producono molta differenziata e non sempre viene scaricata nei tempi e nei modi giusti. Intanto come stanno le cose a Napoli? «A terra restano oltre 1.000 tonnellate e in Comune sono preoccupati. Così come in Provincia dove l’assessore Giuseppe Caliendo che ha la delega all’Ambiente fa il punto della situazione, a cominciare dalle due discariche comprensoriali da farsi nella provincia di Napoli: «Abbiamo incontrato tutti i sindaci - spiega - dividendo il territorio in 4 subambiti. Sono siti dove ci andrà materiale tritovagliato e stabilizzato come accade in tutto il mondo». Caliendo solleva un tema politico: «Si spara sulla croce rossa, cioè la Provincia quando il problema è anche della Regione. Il ciclo integrale si deve aprire e chiudere perché il rifiuto diventi risorsa, per fare questo servono impianti che non ci sono scontiamo trent’anni di arretratezza».