Barricate e cassonetti saldati a terra la notte più lunga alla rotonda Titanic
Era la notte della resa dei conti per il popolo che affoga nella monnezza e che si ribella per la monnezza. E´ diventata la notte di un mezzo armistizio, di un´altra tregua. Dieci di sera, in fondo al bivio fra Mugnano e Marano avanza una piccola colonna di camionette. Sono piene di poliziotti. E´ il reparto che monta.
Questa però non sarà l´avanguardia che si prepara a espugnare Chiaiano, il quartiere della rivolta. Forse non ce ne sarà più bisogno, forse sta per finire la sporca guerra di Napoli. Se la «piazza» accetterà l´accordo di far entrare domani mattina i tecnici per i «rilievi» nella cava. Se la «piazza» butterà giù le sue barricate, domani arretreranno anche i reparti mobili di polizia e i battaglioni dei carabinieri. Ma la «piazza» accetterà, la «piazza» di Chiaiano firmerà la «pace» con lo Stato italiano? I «comitati di protesta» non sottoscrivono il patto in prefettura. Le prossime ore saranno quelle decisive per Chiaiano. E´ tutto in bilico a Chiaiano, è tutto confuso. Da un momento all´altro, tutto si può spostare da una parte o dall´altra. Dalla parte della pace o dalla parte della guerra.
E´ la notte più lunga in questa periferia estrema napoletana che aspetta notizie sull´ultimo summit, che aspetta i suoi delegati un´altra volta, faccia a faccia per almeno tre ore con il sottosegretario Guido Bertolaso e con il prefetto Alessandro Pansa, che aspetta il suo destino alla fine di una giornata di afa. Alle dieci di sera sono duemila o anche tremila sulla piazza Rosa dei Venti che qui a Chiaiano chiamano piazza Titanic. Sono gli abitanti del quartiere, famiglie, ragazzi, donne con i bambini in braccio, vecchiette. Camminano su e giù per la via Cupa del Cane, discutono sulle «proposte» che arrivano dalla prefettura, sembrano tutti tranquilli. Ce ne sono pochi di quei ragazzotti che si vedevano fino all´altro ieri pomeriggio in fondo al quartiere, quelli con i motorini che venivano anche da Scampia, quelli che avevano cominciato a lanciare sassi sugli agenti di polizia schierati con i caschi e con gli scudi, che avevano fabbricato «bombe» e alzato barricate con i cassonetti.
La prima muraglia è sempre lì, venti cassonetti legati uno all´altro con le catene e il filo spinato. Qualcuno nella notte ha chiamato anche i fabbri. Hanno saldato ferri, hanno «inchiodato» i cassonetti nell´asfalto. Un lavoro da «professionisti» che non è opera degli abitanti di Chiaiano, di Marano o di Mugnano. Sono quegli altri che si stanno preparando alla resistenza delle cariche future, che si stanno preparando al peggio. Quegli altri che soffiano sul fuoco, i balordi o i prezzolati della camorra che «fanno casino», che fomentano oggi la rivolta qui a Chiaiano ma ieri erano a scagliare pietre per la discarica di Pianura o a bruciare i campi dei rom a Ponticelli. Sono il «braccio armato» dei signori che vogliono Napoli sempre sull´orlo di una crisi di nervi. Per la monnezza o per gli immigrati, per il lavoro che non c´è o per quello che capita. Quando non è ancora mezzanotte quei ragazzotti cominciano ad aggirarsi in piazza Titanic, sfrecciano sui motorini, passano lentamente sulle auto, lanciano occhiate agli abitanti di Chiaiano, annusano l´aria. E intanto scaricano dai portabagagli delle loro automobili fusti di vernice, bidoni di colla, bottiglie, micce, bombolette di gas. Ogni volta che quelli arrivano la tensione sale in piazza Titanic. Tutti li conoscono. Tutti sanno che quelli lì non hanno soltanto vernice o colla o bottiglie incendiare. Ma anche armi. Qualcuno sussurra di avere visto anche armi. Pistole. Sono pronti ad usarle.
Cosa farà piazza Titanic? Subirà i ricatti e la violenza dei balordi o riuscirà a isolarli quelli della guerra per la guerra? Chiaiano ha paura, Chiaiano tira un sospiro di sollievo, Chiaiano è più tranquilla e Chiaiano più agitata. E´ sempre una bolgia, è sempre un tumulto questa Napoli che si disperde oltre la collina del Vomero. A mezzanotte sono ancora attesi in piazza Titanic i sindaci di Marano Salvatore Perrotta e quello di Mugnano Daniele Palumbo, i delegati delle «municipaltà», i ragazzi del centro sociale Insurgencia. Tutti insieme hanno portato avanti la trattativa in prefettura, l´ultimo tentativo per non andare allo scontro violento con gli uomini in tenuta antisommossa. Ma i «comitati di protesta» scalpitano ancora, quella cava di tufo non vogliono che diventi la loro discarica e la discarica di quasi tutta Napoli. La prima muraglia sarà la prova del fuoco, quei venti cassonetti incastrati uno con l´altro e uno sopra l´altro sveleranno cosa accadrà davvero a Chiaiano e cosa diventerà nelle prossime ore via Cupa del Cane, via Poggio Vallesana, il tortuoso percorso che conduce fino alla cava del poligono, quella dove finiranno i rifiuti.