Pianura, ecco "monnezza city" case nella discarica dei veleni

Abitazioni abusive, famiglie e bimbi sopra 80 metri di rifiuti tossici
11 dicembre 2010 - Paolo Barbuto
Fonte: Il Mattino

I bimbi ridono, si rincorrono, cadono, si rialzano con una lacrimuccia poi ricominciano a correre. Pianura: case abusive sulla discarica di rifiuti tossici Sono belli, gioiosi, e inconsapevoli. Non immaginano che sotto quei piedini in continuo movimento ci sono trenta milioni di metri cubi di immondizia. I loro genitori, invece lo sanno. Benvenuti a «parco immondizia», assurdo agglomerato di case abusive costruito esattamente sopra la vecchia discarica di Pianura e abitato da un centinaio di persone. Quindici anni fa quel mostro di veleni e miasmi venne chiuso e coperto di terra; su quella terra pian piano sono cresciuti alberi, rovi ed erba. Poi in mezzo all’erba, sopra quel mare di rifiuti, sono cresciute anche le case. Se ne sono accorti gli uomini del corpo forestale dello stato durante un controllo su uno sversamento abusivo di amianto disposto dal comandante provinciale Vincenzo Stabile, dopo una denuncia degli abitanti della zona, capitanati dal battagliero Fabio Sebillo. Non è stato difficile accorgersi del «quartiere immondizia»; è stata impresa ardua, invece, ricostruire la storia di quelle abitazioni. Ci ha pensato il comandante della stazione di Napoli del corpo Forestale, Roberto Mottola, che ha preso tutti gli incartamenti di quella zona, ha lavorato a lungo e ha scoperto che l’area della discarica è di proprietà del Comune, e quelle case non dovevano essere lì. Il tribunale ha disposto il sequestro preventivo delle abitazioni abusive, agli occupanti sono stati concessi trenta giorni per cercarsi una destinazione alternativa. Ma durante i sopralluoghi sono venuti fuori altri particolari agghiaccianti. Pianura: case abusive sui rifiuti tossici Intorno al «villaggetto» (la gente di via Montagna Spaccata chiama così l’agglomerato di case costruite sulla discarica), si è radunato anche un popolo di disperati che ha preso possesso delle strutture già esistenti. Una famiglia è letteralmente accampata all’interno della «pesa», la piccola stanza che si trovava all’ingresso della discarica, davanti alla immensa bilancia che pesava i camion per quantificare il volume dei rifiuti sversati. Altri due nuclei familiari di stranieri hanno preso possesso degli «sfiatatoi»: sono quelle piccole casette in muratura che vengono costruite quando una discarica viene chiusa definitivamente. Il fondo di quelle case è collegato a grossi tubi che vengono infilati in profondità per raccogliere i gas prodotti dall’immondizia che fermenta e portarli in superficie: il sistema evita che si creino grosse camere di accumulo, causa di smottamenti della montagna di rifiuti e di piccole esplosioni sotterranee. Pianura: case abusive sulla discarica di rifiuti tossici Gli abitanti del villaggio spazzatura hanno una convinzione: «Non c’è pericolo. L’immondizia che c’è qui sotto è mineralizzata, inerte, non fa male». In un mondo perfetto sarebbe così: i rifiuti urbani stabilizzati, con il passare degli anni diventano innocui. Nel mondo dell’immondizia al quale siamo abituati noi, però, le certezze sono traballanti e le notizie che arrivano dalle indagini del tribunale sono da brivido. L’ultima relazione ufficiale, quella sulla discarica Di.Fra.Bi e sul cosiddetto disastro di Pianura, ha portato definitivamente alla luce un mondo sommerso di rifiuti pericolosi, di percolato che si infiltra liberamente nel terreno, di biogas che si disperdono nel sottosuolo e sbucano a centinaia di metri di distanza, di liquami che rischiano di finire nelle falde, di arrivare addirittura al mare. 482 persone sono state ammesse dal giudice a costituirsi parte civile in quel processo, altre cento invece hanno deciso di andare a vivere esattamente sopra al «disastro». Mario è uno dei cento. Ha lo sguardo spaurito, sorride solo mentre guarda i suoi bimbi che corrono felici. Ma perché li ha portati in questo posto? «Non ce li ho portati. Sono nati qui. Vivo in questo buco da sei anni. Era abbandonato, l’ho preso io per dare un tetto alla mia famiglia». Mario è straniero ma conosce la storia della discarica, dei milioni di metri cubi di immondizia sui quali galleggia la sua casa: «Paura? No, non ne ho. I miei bambini sono forti, non si ammalano mai. Sono abituati a vivere per strada, tra l’immondizia».

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