«Day after» tra i tavolini del Borgo Coprifuoco di lutto tra la monnezza

Tra la vetrine zeppe di locandine ci sono anche tre locali aperti "Vogliono solo le concessioni"
10 dicembre 2010 - Pietro Treccagnoli
Fonte: Il Mattino

Il buio oltre lo scoglio. I ristoratori l’avevano annunciato: «Provate a immaginare un lungomare spento». E l’hanno spento. Uno scenario da coprifuoco ieri sera: dal Castel dell’Ovo a piazza Vittoria e, superate la Villa Comunale e via Caracciolo, anche a Mergellina. C’era il vento, qualche raro passante, gli instancabili patiti dello jogging, tanto che si potevano sentire le onde sbattere sui frangiflutti. L’odore non era il massimo, perché le refole portavano il fiéto marcio della monnezza. Proprio davanti all’ex facoltà di Economia c’era un cumulo pieno degli scarti (bottiglie, bucce di limone, vario umido putrido) di inconfondibile provenienza. La cartolina di Napoli è imbrattata da anni e ieri da 1800 tonnellate di rifiuti che marcivano nelle strade. C’è chi ha innalzato bandiera bianca, perché si sa che da queste parti i miracoli li fa solo san Gennaro. E chi ha tappezzato le vetrine con strisce nere. Al Borgo Così i ristoratori hanno accatastato per una sera tavolini e sedie, hanno chiuso gli ombrelloni, tirato le tende. Le pizzerie hanno spento i forni. I camerieri hanno riposto posate e tovaglioli. Le bottiglie di vino sono rimaste nel frigo o sugli scaffali. Il turismo siamo noi, era lo slogan. Qualcosa di più di una rivendicazione d’orgoglio, sembrava una richiesta d’aiuto di chi rischia il naufragio. Il colpo d’occhio era da day after, soprattutto a Mergellina. Perché a via Partenope, gli addobbi dei grandi alberghi e, lontano, le mille luci di Posillipo, un po’ di calore lo davano. Sugli chalet e i chioschi le bandiere sventolavano a vuoto. Niente panini e cocktail, niente taralli e birre, niente kebab e hot-dog. Di bollente non c’erano di sicuro i cani. Quelli randagi dormivano al riparo delle siepi, insieme a un barbone. Una mala nottata anche per loro, rimasti a digiuno. Il Borgo Marinari era spettrale. Sotto la mole austera del castello di tufo e una falce di luna, il vuoto attorno creava un’atmosfera gotica, da romanzo d’appendice. Se non fosse stato per le auto parcheggiate dovunque, si poteva anche pensare di essere precipitati nel passato. Chiusi «Zi Teresa» e la «Bersagliera», nell’aria si diffondeva il rumore delle barche ormeggiate che beccheggiavano. Persino i lampioni del ponte che porta all’isolotto di Megaride erano spenti. Ma addentrandosi nelle stradine del Borgo, qualche luce accesa c’era. Il «Transatlantico» era regolarmente aperto e, in fondo, pure «Oste pazzo». Per loro una serata come un’altra e non si sentivano crumiri. «È una protesta sterile» ha spiegato Giuseppe Napolitano dell’«Oste pazzo». «Chiedono al Comune qualcosa che non può dare». Cioé, non può togliere la monnezza? «Ma no, non è solo la faccenda dei rifiuti. In ballo ci sono le concessioni per l’occupazione del suolo pubblico». Tra un mese comincia il solito tiramolla. Il rischio per chi occupa i marciapiedi è il solito: ridurre i coperti o pagare di più al Comune che, di questi tempi, deve fare cassa, dove coglie coglie. Ma anche chi ha partecipato alla serrata non si faceva molte illusioni. «Sì, vabbé le concessioni» ha commentato un ristoratore che preferiva l’anonimato «ma qui non lottiamo solo contro la spazzatura. Avete guardato le strade rotte, con i bàsoli che ballano? E le zoccole che passeggiano indisturbate? È una protesta giusta, ma dove ci porterà?». Poi ha confessato che gli era comunque andata bene, perché era il suo giorno di riposo. Anche su via Partenope, oltre le due agenzie di viaggio, c’era un’insegna accesa. Era quella de «I Partenopei». Loro della serrata se ne fregavano. Hanno aperto da pochi mesi e, in un clima di concorrenza spietata, ha confessato un cameriere, gli altri ristoratori hanno fatto di tutto affinché non potessero mettere i tavolini fuori come tutti gli altri: «E ora noi dovremmo essere pure solidali?». Sia come sia, la notte è stata lunga, buia, seppure non tempestosa. L’effetto cupo è stato ottenuto. Il colpo d’occhio da «Antonio & Antonio» fino a piazza Vittoria, passando per «Anema e cozze», «Mangiafuoco», «Rosso pomodoro» e «Fresco» era quello di un buco nero. Il lungomare non ha bagnato Napoli. O perlomeno non l’ha illuminato.

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