Ristori ambientali, il tesoretto da 63 milioni
Ancora dieci giorni, poi dovrebbe arrivare il via libera definitivo ai progetti di riqualificazione ambientale cantierabili grazie ai fondi messi a disposizione dal ministero dell’Ambiente a titolo di ristoro per quelle realtà locali maggiormente esposte, oggi come in passato, all’emergenza rifiuti. Si delineano i contorni dell’accordo-quadro definito martedì scorso tra Regione Campania e ministero dell’Ambiente sulla governance dell’emergenza e sulle risorse da mettere a disposizione di Province e Comuni. In tutto 282 milioni di euro, 63 milioni quelli destinati alla provincia di Caserta. In realtà si tratta di un dossier già aperto nel 2009 in base a un accordo di programma sottoscritto tra il ministero dell’Ambiente e 39 comuni della Campania: 12 in provincia di Napoli (tra cui Giugliano in Campania, Acerra e Terzigno), 11 in provincia di Caserta (tra cui San Tammaro e Santa Maria La Fossa), 8 in provincia di Salerno (tra cui Serre), 5 in provincia di Benevento (tra cui Sant’Arcangelo Trimonte) e 3 in provincia di Avellino (tra cui Savignano Irpino). Ministero dell’Ambiente e Regione Campania hanno poi stabilito di affidare alle Province il coordinamento dei progetti e lo screening delle realtà territoriali su cui intervenire. Ecco perché, fermo restando il dato dello stanziamento complessivo per il territorio casertano, la lista degli 11 comuni previsti dalla bozza dell’accordo potrebbe variare. La pratica è sulla scrivania del presidente di corso Trieste Domenico Zinzi che nei prossimi giorni ritornerà al ministero per chiudere definitivamente il piano attuativo. Insomma, una boccata di ossigeno per le casse degli enti locali ma, soprattutto, l’occasione per vaste aree del territorio, di poter considerare - paradossalmente - la crisi dei rifiuti come un’occasione di sviluppo, venendo risarcite, attraverso il finanziamento di opere e progetti qualificanti, di anni di «sacrifici» e «patimenti» sotto il profilo ambientale. La Provincia, in ogni caso, lavorerà d’intesa con i soggetti attuatori dell’iniziativa, vale a dire il Provveditorato alle opere pubbliche e la Sogesid spa, strumento in house del ministero dell’Ambiente e delle Infrastrutture attiva come supporto tecnico delle strutture regionali/locali attraverso azioni e interventi che concorrono da un lato ad avviare a soluzione le criticità ambientali, (bonifiche, emergenza e gestione rifiuti, dissesti idrogeologici) e dall’altro a utilizzare, in modo idoneo ed efficace, i fondi strutturali nazionali e comunitari, evitando così il rischio «definanziamento». Gli interventi previsti riguardano la bonifica di siti inquinati, il miglioramento delle condizioni ambientali di aree abbandonate al degrado per destinarle alla fruizione pubblica, ma anche ristrutturazioni degli impianti per il ciclo integrato delle acque. In base all’intesa, inoltre, i Comuni potranno operare «a costo zero», senza cioè dover sborsare nemmeno un euro per le progettazioni (saranno a carico della Sogesid) potendo inoltre beneficiare, per gli interventi che realizzerà il Provveditorato alle opere pubbliche, persino delle risorse derivanti dai ribassi d’asta, fondi che una volta finivano per perdersi nelle cosiddette rinvenienze, per destinarli ad altre opere di compensazione ambientale. Ecco perché sarà fondamentale e delicato il lavoro cui in questi giorni si dedicherà il presidente della Provincia Zinzi, al fine di poter «confezionare» un pacchetto blindato e incassare così il via libera definitivo del ministero. L’obiettivo di corso Trieste è anche quello di «allargare» la base dei comuni rientranti nel patto: dunque potrebbero essere anche più di undici. Tanto più che nei giorni scorsi sui conti bancari dell’ente di corso Trieste è stata accreditata la prima tranche (circa otto milioni) dei 14 milioni di euro dovuti dalla Provincia di Napoli.