Tarsu, sì ai rincari La Provincia sfida i giudici
"Senza fondi smaltimento impossibile"
La Provincia va avanti con l’aumento della Tarsu del 10 per cento e sfida la Corte dei Conti che ha deliberato illegittimo lo stesso aumento. Lunghissima riunione ieri in Piazza Matteotti prima e via Don Bosco poi dove ha sede la ragioneria. Fitto scambio fra giunta e tecnici, fra l’assessore al Bilancio Armando Cascio e il capo della ragioneria. Fondamentalmente i ragionieri sostengono che senza l’applicazione dell’Iva l’intero sistema dello smaltimento rifiuti salterebbe per mancanza di fondi. Ecco quanto evidenziato dai tecnici della Provincia: «La delibera della Corte dei Conti - si legge nel documento - non ha dichiarato illegittima la delibera di giunta 873 e, comunque, si riferisce ad una problematica, diversa da quella oggetto del provvedimento provinciale, in quanto questa non apporta incrementi alla tariffa Tarsu, non essendo titolata a farlo, ma, come si evince dal suo dispositivo e dai suoi allegati, approva unicamente la ”quantificazione del costo complessivo del segmento provinciale del ciclo della gestione dei rifiuti”». Giova ricordare che la «quantificazione» è stabilita dalla Sapna azienda interamente della Provincia ed è stata approvata dal Consiglio provinciale oltre che dalla giunta. Il documento prosegue: «L’adozione della delibera costituisce un atto dovuto in quanto effettuata in osservanza della legge 26/2010 che impone: ”I costi dell’intero ciclo di gestione dei rifiuti di competenza delle amministrazioni territoriali trovano integrale copertura economica nell’imposizione dei relativi oneri a carico dell’utenza”. La sua mancata adozione non avrebbe consentito a quest’Ente la copertura dei costi del segmento provinciale dei rifiuti nei modi previsti dalla legge». Dunque il dato è tratto, alla Provincia considerano meno rischiosi esporsi ai ricorsi che affrontare l’annullamento dell’aumento che comporterebbe gravissimi problemi di bilancio e soprattutto l’impossibilità di svolgere lo smaltimento dei rifiuti. È certa un sola cosa: non finirà così. La battaglia politica in aula e quella dei contribuenti nelle aule dei tribunali sarà durissima. Un passo indietro per ricostruire la vicenda. Perché la Corte dei Conti ha detto no all’aumento dovuto all’applicazione dell’Iva? La stangata è stata deliberata dopo il 30 giugno - spiegano i giudici - dunque dopo l’approvazione del bilancio di previsione degli enti locali. La sezione regionale di controllo per la Campania della Corte dei Conti ha emesso la delibera il 14 ottobre. Il numero di protocollo è il 158, relatore Francesco Uccello, presidente Mario Sancetta. Il provvedimento ha evidenziato un conflitto tra leggi dello Stato. Nella sostanza con la legge 129 del 2008 è stata sancita la deroga all’articolo 1 della legge 296 del 2006 disponendo che «al fine di contenere i fenomeni connessi all’emergenza i Comuni della Campania possono deliberare variazioni della Tarsu per l’anno 2008 anche dopo il 30 maggio del 2008» termine ultimo per l’approvazione del bilancio previsionale. Secondo la Corte dei Conti - l’organismo preposto a dirimere simili questioni - «tale deroga è limitata solo al 2008, deve ritenersi che in assenza di proroghe non sia consentito una volta passati i termini per l’approvazione del bilancio di previsione agire retroattivamente con la leva tariffaria per conseguire l’integrale copertura dei costi di esercizio». La Corte è ancora più esplicita: «Peraltro l’avvenuta cessazione dello stato di emergenza impedisce di avvalorare la tesi secondo la quale sia possibile individuare un valido fondamento estensivo del predetto regime derogatorio».