Il modello virtuoso e la responsabilità
Uno sciopero che sciopero non è sta mettendo in ginocchio mezza Irpinia. Succede nella provincia che con legittimo orgoglio aveva difeso il proprio territorio dalle minacce delle discariche dove sistemare l’immondizia che Napoli aveva - e sta - dimostrando di non saper gestire, nei luoghi detti virtuosi perché qui era stato definito un ciclo integrato entro i termini di legge.
Capita dove si erano raggiunte percentuali europee nella raccolta differenziata. Ora ci sono più o meno 1500 tonnellate di rifiuti in strada. Non per uno sciopero indetto dai rappresentanti sindacali, ma per un’agitazione spontanea dei lavoratori, dal momento che lo sciopero ufficiale si terrà martedì 14. Insomma, si è davanti a una procedura che ben si percepisce come anomala, anche normativamente singolare tanto che la Procura della Repubblica di Avellino ha deciso di aprire un’indagine per accertare se si rilevino gli estremi dell’interruzione di un pubblico servizio. Che è un reato. La mobilitazione dei lavoratori nasce dai criteri che stanno guidando il trasferimento dalle loro aziende alla società pubblica provinciale: organismo fermamente voluto da tutte le forze politiche e sociali irpine, con l’eccezione di Confindustria. Il braccio di ferro è sul tipo di contratto da adottare, quello di Federambiente o l’altro di Fise, e sullo sfondo si agitano le mai risolte questioni delle garanzie di sicurezza nello svolgere l’impegno quotidiano, della qualità e dell’efficienza del servizio. Tutti argomenti di assoluta importanza che dovranno essere necessariamente e adeguatamente trattati nelle sedi competenti. «IrpiniAmbiente» e l’amministrazione provinciale le tengano in massimo conto e declinino l’intransigenza della loro posizione su queste domande che disegnano un livello di civiltà aziendale prima ancora che il profilo di un’intesa tra le parti. Ma con la stessa urgenza viene da porre l’interrogativo: su una materia tanto delicata e in una fase così complicata è giustificabile che si arrivi al blocco, ormai di una settimana? Possibile che non sia sopraggiunto un richiamo al senso di responsabilità anche nei dirigenti sindacali, i quali dovrebbero in teoria subire un’agitazione spontanea che in altre occasione avrebbe prodotto quantomeno le loro dimissioni? Come mai a nessuno è venuto il sospetto che messe così le cose l’immondizia in strada rischia di diventare uno strumento di pressione indebita e non un’emergenza da evitare con ogni forza? Non si difende in questo modo un modello virtuoso. Si manifestano, invece, antichi vizi che si sperava essere stati messi in archivio.