Raccolta ferma, sulle strade 600 tonnellate d’immondizia
Stop anche alla differenziata
Seicento tonnellate di rifiuti si sono accumulate in tre giorni di stop alla raccolta imposto dagli operai dell’Asa nei comuni del bacino Avellino 1. Poco meno nei comuni serviti del bacino Avellino 2, serviti dalla Ecosistemi. Lo stato di agitazione dei lavoratori delle due società operative provinciali ha fatto si che a distanza di oltre un anno, l’Irpinia rivivesse le condizioni dell’emergenza dello scorso anno. Uno scenario non nuovo ma che nessuno immaginava di dover rivivere in una provincia ritenuta tra le più virtuose per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti. Il comune capoluogo è quello che propone la situazione più pesante. Ad Avellino la produzione quotidiana di rifiuti raggiunge i 750 quintali. Con tre giorni di mancata raccolta i rifiuti hanno superato quota 210 tonnellate. Non va meglio nei comuni di Atripalda, Monteforte e Mercogliano; anche le realtà più piccole, come Pietradefusi, sono ormai al collasso. Ad Ariano Irpino, maggiore centro del bacino 2, l’amministrazione comunale, con l’assessore all’ambiente è dovuta ricorrere ai ripari, chiedendo scusa ai cittadini per la mancata raccolta. A ciò si aggiunge anche la chiusura per festività della stazione di trasferenza di Flumeri e dell’impianto di Teora e quindi lo stop di tutte le raccolte per il giorno dell’Immacolata. Campane ormai piene in tutto il territorio irpino, soprattutto quelle del vetro. Per questa tipologia l’emergenza è iniziata già da due settimane, in quanto Irpiniambiente, nonostante le ripetute sollecitazioni dell’Asa, non ha mai comunicato gli impianti di smaltimento da utilizzare, decretando lo stop alla raccolta. Delle 600 tonnellate accumulatesi negli ultimi tre giorni il 33% è formato dall’umido, circa il 50% dai rifiuti indifferenziati. Il rimanente equamente diviso tra carta, plastica e vetro; ma ormai è difficile fare una cernita come spiega Giuseppe Negrone, responsabile operativo dell’Asa: «Alla ripresa delle raccolte che non sappiamo quando avverrà - spiega il dirigente della società – saremo costretti a smaltire tutto come rifiuto indifferenziato perché laddove si effettua il servizio porta a porta i rifiuti ormai si sono mischiati. Anche i cassonetti stradali che separano i materiali sono ormai stracolmi nel comune di Avellino ed in questi casi è difficile poter immaginare che i cittadini continuino a fare la differenziata”. L'altro aspetto preoccupante riguarda gli ingombranti e gli elettrodomestici. Il ritiro a domicilio è stato interrotto con l'avvio dello stato di agitazione e già proliferano nuovamente le mini discariche abusive nelle zone periferiche del capoluogo e nelle aree rurali della cinta urbana. Se da un lato le condizioni meteo aiutano a tenere sotto il livello di guardia l'allarme sanitario derivante dall'accumulo di rifiuti dall'altro la pioggia contribuisce a rendere più pesante il bilancio per il mancato spazzamento delle strade. Le vie dei centri urbani sono divenuti ricettacolo di immondizia e liquami di ogni tipo. Al corso Vittorio Emanuele ad Avellino, gli espositori del mercatino di Natale, molti dei quali propongono prodotti alimentari, sono preoccupati e potrebbero chiedere all’amministrazione la restituzione di quanto pagato per il fitto dei box in legno dislocati lungo l’arteria, se non si procederà a ripristinare i livelli minimi di sicurezza sanitaria. Anche i tempi di raccolta, qualora l’Asa dovesse riprendere il servizio, si allungano: «La ripresa del servizio – commenta Negrone – non garantirebbe un ripristino immediato, perché questa volta nessuno autorizzerebbe il lavoro straordinario. Il recupero dei rifiuti sarà effettuato ad un ritmo lento, di poco superiore alla quotidiana produzione di rifiuti». Da considerare, inoltre, le condizioni di indisponibilità di numerosi mezzi dell'Asa, che da mesi attendono la manutenzione non effettuata per le note difficoltà finanziarie dell'azienda e che difficilmente verrà attuata ora che la società è in liquidazione.