Rifiuti, s'infiamma la protesta dei lavoratori
Rabbia, indignazione e tensione alle stelle. La giornata che avrebbe dovuto sbloccare la vertenza del settore rifiuti si è conclusa così come era cominciata, con la protesta dei lavoratori, sfociata nel blocco della strada e nei cori contro l'assessore provinciale all'ambiente Domenico Gambacorta e l'amministratore unico di IrpiniAmbiente, Francesco Russo. Entrambi sono stati costretti a ricorrere alla scorta della Digos per far rientro a palazzo Caracciolo. Uno degli operatori dell'Asa, invece, ha accusato un malore ed è stato trasportato in ospedale per le cure del caso. Della maratona presso il palazzo di Governo - con il prefetto che ha tentato di ottenere il risultato minimo della ripresa del servizio, per senso di responsabilità, in attesa del nuovo confronto tra parti sociali e vertici del soggetto unico di gestione - resta la conferma di una rottura su tutta la linea che appare quasi insanabile. I sindacati hanno proclamato, per il prossimo 14 dicembre, lo sciopero di tutto il settore, dai Cosmari ai rispettivi bracci operativi, Asa ed Av2 ecosistema, fino agli addetti dello Stir, delle ditte private e della discarica di Savignano. Appare molto probabile l'organizzazione di una manifestazione di protesta nei confronti di palazzo Caracciolo. Tra le parti, infatti, è ormai scontro senza esclusione di colpi: organizzazioni di categoria e società di gestione non cedono su nulla, né arretrano rispetto alle posizioni assunte. L'unica apertura - mostrata dall'assessore Gambacorta circa la possibilità di interrogare il Governo sul contratto da adottare - non è bastata alle parti sociali. Quella del contratto è, infatti, una delle due richieste rispetto alle quali il sindacato e gli addetti appaiono intransigenti. L'altra riguarda il capitolo spazzamento: le organizzazioni di categoria non ammettono la possibilità che venga lasciato in gestione ai comuni, perché questo causerebbe «un indebolimento del sistema», creando esuberi. La rottura delle trattative - maturata anche al tavolo in Prefettura - apre due scenari di crisi. La conseguenza immediata - con la prosecuzione dell'agitazione spontanea di tutti i lavoratori del settore - è rappresentata da un'emergenza rifiuti che è già realtà ad Avellino ed in molti altri centri della provincia. L'altra conseguenza è la possibile apertura di un fronte sociale della protesta, con iniziative forti dei lavoratori che, subito dopo il sit-in presso il palazzo di Governo, hanno bloccato il traffico in piazza Libertà. La situazione, adesso, si fa incandescente: si rischia non solo di arrivare al Natale con l'intera Irpinia invasa dai rifiuti, ma anche di aprire uno scontro duro, senza esclusione di colpi. Per questo, il sindacato lancia un appello ai vertici di IrpiniAmbiente, affinché rivedano la posizione assunta e riaprano il confronto con le parti sociali. «Non possiamo accettare - evidenzia il segretario della Cisl Mario Melchionna - un atteggiamento di chiusura totale da parte della Provincia e del soggetto unico di gestione. Non riusciamo a capire, tra l'altro, per quale motivo si intestardiscono su una questione semplice e scontata come l'applicazione del contratto Federambiente. Appare poco chiara anche la decisione di affidare ai comuni il servizio dello spazzamento, nonostante lo statuto societario faccia chiaro riferimento alla gestione dell'intero ciclo integrato». Melchionna invita IrpiniAmbiente a fare un passo indietro. «L'auspicio - continua il segretario della Cisl - è che tornino sui proprio passi. Questo muro contro muro non serve a nessuno: mi auguro che si ravvedano e ci convochino quanto prima. E' necessario risolvere i problemi sul tavolo: il primo gennaio è dietro l'angolo». Le richieste dei sindacati restano invariate: applicazione del contratto Federambiente, mantenimento del servizio di spazzamento in capo alla società provinciale, pagamento del Tfr ai lavoratori, armonizzazione dei diritti acquisiti. «Non si possono condannare i lavoratori - aggiunge il responsabile del settore rifiuti della Uil Michele Caso - rispetto alla forma di protesta che stanno mettendo in atto. Quando vengono rimessi in discussione gli impegni assunti, viene meno la condizione basilare per continuare una trattativa. Tutti gli inviti che possiamo fare corrono il rischio di cadere nel vuoto. Questi stessi operatori, che oggi qualcuno accusa di irresponsabilità, hanno lavorato in condizioni pessime e di forte disagio, dovute proprio alla negligenza di chi ha avuto e ha ruoli di responsabilità. Non si può ritorcere l'accusa nei loro confronti, tantomeno immaginare che accettino condizioni al ribasso». Anche Caso lancia un appello finalizzato a riprendere la discussione per trovare una soluzione alla vertenza. «Auspichiamo - chiosa - che la trattativa non prosegua con i muscoli, ma riparta con il buon senso, la ragionevolezza e il confronto».