Il bluff della raccolta differenziata indagini sulle «isole ecologiche»
Passare al setaccio tutte le fasi amministrative, rileggere alla luce di ordinanze e dispositivi la storia di un atto mancato: la raccolta differenziata, il grande assente o il grande «responsabile» di una emergenza infinita. A volere interpretare, sono queste le mosse della Procura di Napoli nel corso dell’inchiesta sulla raccolta differenziata a Napoli. Non ci sono indagati, ma la gittata dell’inchiesta è ampia: l’obiettivo è rileggere tutti i passaggi più significati da un punto di vista amministrativo nel corso degli anni in materia di raccolta differenziata. A partire dalla istituzione delle isole ecologiche, dall’acquisto delle campane per il conferimento del rifiuto buono per essere trattato, per finire ai soldi spesi per le campagne di sensibilizzazione aperte ai cittadini. Appalti, capitoli di spesa nel mirino della Procura. Insomma: cosa è stato fatto? Quali iniziative sono state adottate per portare gli standard della differenziata a livelli europei? Indagine condotta dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara, fascicolo affidato al pm Milena Cortigiano. In campo gli specialisti del Noe, i carabinieri del nucleo operativo ecologico, con un compito ampio, complesso. Non è la prima volta che Napoli indaga sull’argomento. Tre anni fa, una indagine simile finì diversamente. Ci fu un’archiviazione, dopo aver tentato di fare chiarezza sui rapporti tra pubblico e privato, nel tentativo di mettere a fuoco i legami tra controllori e controllati. Una mossa che cade tre anni dopo una precedente indagine, che era stata archiviata di fronte all’impossibilità di dimostrare responsabilità di natura giudiziaria di politici, amministratori o semplicemente di soggetti privati. Nuovi accertamenti, verifiche a tappeto, in un fascicolo che nasce con un articolo di giornale, che riporta frasi che non potevano passare inosservate: parole pronunciate dal prefetto di Napoli Andrea De Martino, che nel corso di alcune interviste, si era limitato a constatare un dato di fatto, vale a dire che a Napoli la raccolta differenziata non è mai decollata del tutto. Quanto basta a ripartire da un punto fermo, dunque. Varie le ipotesi al vaglio degli inquirenti, dall’abuso d’ufficio al falso, senza contare i probabili accertamenti sui soldi impegnati per un progetto mai portato a compimento in modo definitivo. Ma l’inchiesta si avvale anche di immagini. Come quelle che circolano su Internet e che riprendono il tragitto del rifiuto differenziato, dalle campane alla destinazione prevista. Ma non è tutto la Procura sta anche acquisendo foto o registrazioni pubblicate da quotidiani e notiziari televisivi, che in questi giorni raccontano lo stato di strade e piazze cittadine. Cartoline dall’inferno napoletano a pochi giorni dal Natale 2010, meglio metterle agli atti - ragionano gli inquirenti - al di là degli esiti giudiziari, al di là degli sbocchi concreti.