Veleni a Pianura 482 cttadini chiedono i danni

Interi condomini parte civile al processo
pe l'udineza pubblicitĂ  a mezzo stampa
3 dicembre 2010 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Nelle immagini di due anni fa, le proteste dei residenti per impedire la riapertura della discarica Pisani. Sono quattrocentottantadue le parti offese ammesse dal giudice a costituirsi parte civile nel processo sul disastro ambientale di Pianura. Un numero destinato a crescere, tanto da spingere uno dei difensori a chiedere la notifica della fissazione della prima udienza preliminare attraverso pubblici annunci o addirittura a mezzo stampa. Quanto basta a prevedere un esercito di potenziali parti offese, nel corso del processo ai veleni di Napoli ovest, a distanza di quasi vent’anni dalla definitiva chiusura della discarica di via Contrada Pisani. La lista dei nomi è entrata spedita nella richiesta di rinvio a giudizio depositata due giorni fa dal pm Stefania Buda dinanzi alla sezione gip del Tribunale di Napoli. Quattrocentottantadue presunte parti offese, solo per cominciare. Ci sono interi condomìni, intere fette di popolazione flegrea. Pianura, ma non solo. C’è anche Quarto, Pozzuoli e - andando verso il centro di Napoli - Fuorigrotta e Bagnoli. Storie diverse, un destino collettivo: aver passato buona parte della propria vita accanto a quella grande gola che ha ingoiato rifiuti di ogni tipo. Disastro ambientale, aria e falde acquifere a rischio, solo a voler leggere le consulenze depositate agli atti che hanno spinto il gip Buccino Grimaldi a chiedere alla Procura di formulare un capo d’imputazione. Meno di un mese fa, era stato lo stesso giudice ad ammettere come potenziali parti offese interi gruppi di cittadini, per lo più uniti in associazioni. Almeno una quarantina sono i nomi rappresentanti dall’avvocato Marcello Lombardi, tutti più o meno uniti dalla stessa esperienza: un cancro, una brutta malattia che ha colpito il proprio nucleo familiare. Loro, i quaranta «sopravvissuti», chiedevano un processo anche per epidemia colposa, ma non l’hanno spuntata. La mancanza di un registro dei tumori, l’assenza di dati certi sulla presenza di epidemie, aveva spinto il pm a chiedere l’archiviazione dopo almeno due anni di indagini. Poi ci sono altre centinaia di cittadini. Come quelli dell’associazione Oceanus (rappresentati dagli avvocati Valerio De Maio e Giovanni Copertino) e la fetta più ampia di potenziali vittime del disastro ambientale, quelli dell’associazione «area flegrea», rappresentati dagli avvocati Saverio Senese, Marcella Cuomo, Vincenzo De Rosa, Marianna Stendardo, Annalisa Senese. Ma il numero di vittime virtuali potrebbe crescere, proprio alla luce delle conclusioni dei consulenti che hanno spinto il gip Buccino Grimaldi a chiedere alla Procura la formulazione di un capo d’accusa per disastro ambientale. Tutti i cittadini che vivono nella zona flegrea - area interessata da potenziali picchi di inquinamento - potrebbero presentarsi in aula nel giorno della prima udienza come parti offese. Procedimento alle battute iniziali, vicenda che resta decisamente in salita, anche per la possibile prescrizione dell’unico capo d’imputazione rimasto in piedi. Imputato il direttore dei lavori per le operazioni di bonifica della ex discarica Difrabi, più due collaudatori. Difesi dai penalisti Alfonso Furgiuele e Roberto Guida, non ci stanno a passare come i responsabili del disastro-Pianura. Chiara la posizione difensiva: le condizioni del territorio flegreo dipendono dalle tante discariche abusive in cui per anni si è sversato ogni genere di rifiuto, come attestano informative di pg e resoconti giornalistici. Insomma se disastro c’è, la colpa non va ricondotta a chi ha operato la bonifica della ex discarica di Napoli, ma ai tanti invasi abusivi che ancora affliggono il territorio. Ma sul caso Pianura c’è anche un altro fascicolo aperto: è stato trasmesso al pool Ecologia dell’aggiunto Aldo De Chiara, che lo ha girato al pm Federico Bisceglia. Chiara l’ipotesi investigativa: omessa bonifica della ex discarica di Napoli, quanto basta a prevedere un’altra massiccia presenza di potenziali parti offese, nel corso di un eventuale processo.

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