Il premier torna a Napoli tra fischi e vecchie promesse

«Tra 15 giorni risolvo tutto». Ma Bruxelles minaccia nuove multe
27 novembre 2010 - Francesca Plila
Fonte: Il Manifesto

Il premier torna a Napoli dopo quasi un mese e la trova ancora sommersa dall'immondizia, 10 mila tonnellate che affogano metropoli e provincia. Un ennesimo blitz per mostrare che sui rifiuti il governo non ha sbagliato, semmai, come detto dallo stesso Berlusconi, sono state le amministrazioni locali «a non avere fatto nulla»: «Noi due anni fa, risolta la situazione che abbiamo avuto in eredità dal precedente governo - ha detto - è stato stilato un piano che dava alla Campania una soluzione durevole, le autorità locali avrebbero dovuto realizzare un termovalorizzato-re a Napoli est, a Salerno e un terzo per eliminare tutti i residui sottoposti a imballaggio tutto questo non è stato realizzato perché le vecchie amministrazioni non hanno lavorato e le nuove stanno iniziando solo ora».
Il premier arriva così in prefettura, combattivo e deciso a non abbassare la testa, anzi a far vedere che se sbagli sono stati fatti è sempre colpa della sinistra. Forte del piano per il Sud da 100miliardi appena varato e del decreto firmato da Giorgio Napolitano, dopo che il consiglio dei ministri ha accolto i rilievi del presidente il Quirinale ha fatto sapere che nel testo definitivo si «tiene significativamente conto delle osservazioni e delle richieste di chiarimento formulate dal capo dello Stato». Ma da Roma Berlusconi porta con sé anche una minaccia di sanzioni dell'Ue perché la frittata sui rifiuti è fatta, al di là dei proclami di Silvio che in serata dice di poter pulire tutto, questa volta in due settimane, da un mese e mezzo tonnellate di spazzatura restano in strada.
Così mentre il cavaliere entra a palazzo Salerno, in piazza Plebiscito i comitati antidiscarica, gli studenti, i precari che dovevano essere impiegati nella raccolta differenziata, lo sommergono di insulti. Un gruppo di giovani riesce anche a superare il muro dei poliziotti in assetto antisommossa e a fargli sentire le urla che chiedono le sue dimissioni: «Vergogna - dicono i cittadini imbufaliti - ci vediamo il 14, il Paese la fiducia non te la dà». Momenti di tensione con le forze dell'ordine che respingono con forza i manifestanti. Berlusconi dirà dopo che lui non ha sentito nulla perché conversava con il prefetto Andrea De Martino e ne fa seguire una delle sue esilaranti battute: «Se ci sono ragazzi che invece di dedicarsi alla corte delle ragazze stanno qui, mi dispiace per loro io alla loro età avevo altro da fare».
Dura tre ore la seduta a porte chiuse con gli enti locali, il capo della protezione civile Franco Gabrielli, il presidente della regione Stefano Caldoro e quello della provincia Luigi Cesaro. Davanti alla prefettura gli studenti scommettono su quale spot proporrà il cavaliere alla fine dell'incontro e verso le otto vengono accontentati, Berlusconi in conferenza stampa parla di due settimane. «Possiamo essere sicuri - afferma - che in pochi giorni la situazione si possa risolvere. Sono un inguaribile ottimista. Ho chiesto aiuto ad altre regioni e comuni. Ho telefonato personalmente ai sindaci di Torino, Firenze, Milano, Padova e Bari». Ma in mattinata proprio il governatore Roberto Fonnigoni sulla questione per la seconda volta aveva girato le spalle al cavaliere: «In questo momento il nostro rimane un no, i rifiuti campani sono sempre arrivati in condizioni dannose per gli impianti e non è mai stato pagato alcun compenso alle imprese private che se ne sono fatte carico».
Eppure il premier da Napoli afferma sicuro che dopo le telefonate i suoi, compresa la Lega di Cota e Zaia, avrebbero cambiato atteggiamento. Berlusconi è nervoso, parla a braccio ma finge sicurezza, assicura che nessuna nuova discarica verrà aperta, che su Terziogno si è agito bene, che i termovalorizzatori verranno costruiti in tempo, la soluzione ideale perché (l'aveva già detto) «inquinano come due automobili». Poi strizza l'occhiolino all'Impregilo: «E' vero è sotto inchiesta dalla magistratura e per questo non ha avuto nessun pagamento da parte di enti pubblici, ma affiderei a loro la costruzione degli altri impianti sul modello Acerra». Poi sulle minacce di una nuova multa per l'Italia in arrivo da Bruxelles dice solo tre parole: «Contrasteremo questa possibilità».
Un po' poco rispetto ai toni durissimi del commissario all'ambiente Janez Potocnik che ha bacchettato il governo perché, non solo non ha ancora adottato le misure necessarie richieste dalla Corte di giustizia europea lo scorso marzo, ma non avrebbe nemmeno un piano sui rifiuti efficace per venire a capo della crisi. Dopo la visita della delegazione all'inizio della settimana dall'Europa i giudizi sono infatti neri: «Continuo temere - ha detto Potocnik - che ci vorranno ancora diversi anni per creare le infrastrutture necessarie a garantire un'adeguata gestione di tutti i rifiuti domestici prodotti in Campania - 7200 tonnellate al giorno - e per scongiurare l'insorgere di ulteriori emergenze». Ma Berlusconi è ottimista: «In meno di due settimane si può fare».

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