Stefano Caldoro: ho ripulito la Campania, ora ripulirò le strade

Bassolino? "Usava il modello di gestione sbagliato"
Cosentino? "Ha compiuto la sua missione"
Il governatore spiega come sta cambiando l'amministrazione. Senza se e senza ma
2 dicembre 2010 - Carlo Puca
Fonte: Panorama

Governatore Stefano Caldoro, ma come? Il tempo di fissare l’intervista e in redazione hanno chiamato in cinque. Imploravano una mediazione per i loro possibili incarichi pubblici. È questa la celebre società civile napoletana?
Sono abituati male.
Prego?
Il loro è l’ultimo rigurgito di un modello culturale superato, contrattualistico.
Cioè?
La regione era diventata la sede dove si contrattavano le carriere personali. Invece è l’istituzione che governa i processi economici e sociali. Non si interessa dei singoli.
Via i questuanti dal Palazzo, dunque.
Esatto. Io determino le nomine ma non le decido. Metto i paletti: se serve saltare i 2 metri, voglio una persona capace di farlo. Ma di Sara Simeoni non se ne vedono tante.
È coerente: nei suoi primi 100 giorni da presidente, lei ha messo alla porta 26 dirigenti esterni e 400 consulenti. Un’eredità delle giunte di Antonio Bassolino.
Una persona di grande qualità. Solo che il suo è un modello politico sbagliato. È stato un buon sindaco, ma la regione è un’altra cosa. Lui è per la contrattazione, io per la programmazione. Risultato: quando mi sono insediato non ho trovato nulla. Parlo di atti amministrativi. Non ho trovato uno straccio di progettazione, tranne quella sui rifiuti. Finita come si sa.
Suvvia, non salviamo nulla?
L’Artecard, il sistema integrato museitrasporti. L’ha fatto Marco Di Lello, un socialista.
E i trasporti? Con Bassolino hanno fatto un salto di qualità.
Siamo indebitati pure lì, e molte opere vanno ancora finanziate. Ma è un problema più generale, arrivato in regione ho trovato uno sforamento del patto di stabilità per 1 miliardo di euro.
La sanità, anzitutto.
Nel 2009 il deficit è stato di 800 milioni.
Foraggiarlo non si può più. Come si scansa un buco nero così?
Progettando e risparmiando. Stiamo facendo passi da gigante. La squadra composta da Raffaele Calabrò, Giuseppe Zuccatelli e Lino De Favero ha ingranato: meno spese, servizi migliori. Adesso, però, lo Stato centrale deve cambiare il sistema di finanziamento, che premia l’anzianità. La Campania, la regione più giovane d’Italia, ci rimette 90 euro pro capite.
Non solo, il Cipe ha finanziato opere per 21 miliardi di euro al Nord e di appena 200 milioni in tutto il Mezzogiorno.
Se la storia non cambia, lì non mi vedono più. I pregiudizi verso i meridionali non sono sempre campati in aria. Però non vorrei che ora i furbi li facessero loro, i settentrionali.
È l’antipasto del federalismo…
Ma no, il federalismo va benissimo, se però premia le regioni virtuose piuttosto che le rendite di posizione.
Durasse il governo Berlusconi, potrebbe concretizzarsi il piano per il Sud: «Banca, sicurezza, efficienza e incentivi». Non è l’ennesimo slogan?
No, ci credo molto. Però è vero che è una cornice. Poi devono essere le regioni a fare sistema. Il Sud Italia può diventare il Nord del Mediterraneo. È il mercato che chiede di adeguarci.
Questa poi, il mercato che punta sul Mezzogiorno…
Perché, pensa davvero che Sergio Marchionne scommetta su Pomigliano soltanto per fare un favore ai meridionali? La Panda potrebbero produrla in Polonia, costerebbe meno. Se la fanno a Pomigliano è per stare nel Mediterraneo. È così che il porto di Napoli è diventato un colosso.
Il secondo al mondo per passeggeri.
Noi ci abbiamo messo ferrovia e interporti, ma è la geografia il suo punto forte.
Servono soldi e progetti, ma anche mettere mano agli sprechi.
Per cominciare, ho ridotto i numeri dei consigli di amministrazione, i compensi del 10 per cento, stabilito che non si sfora il patto nemmeno morti. E queste sono solo le cose che ricordo a memoria.
E però, nel Mezzogiorno, lo Stato ha sempre fatto da ammortizzatore sociale. Non è che a furia di risparmiare la camorra ingrossa le sue file?
Da noi la camorra c’è, è forte ed è capace di grandi condizionamenti. Ma il tema vero non sono i risparmi, bensì la crisi economica mondiale, quella sì devastante. La buona notizia è che lo Stato sta imponendo le sue regole. La camorra, ormai è chiaro, riesce a contare quando le regole non ci sono.
Regole: la regione un suo ruolo lo gioca, o no?
In appena 100 giorni abbiamo approvato cinque grandi piani strutturali: stabilizzazione finanziaria, casa, lavoro, ospedali, gestione dei rifiuti speciali.
L’ennesimo piano rifiuti? Le hanno dato i poteri speciali. Ma chi ci crede più?
Attenzione, noi siamo competenti soltanto per i rifiuti speciali e le procedure per i termovalorizzatori. Quanto al passato, si è puntato tutto su differenziata e stoccaggio, un sistema fallito nel 2008. Siamo ripartiti da zero e in due anni il governo nazionale ha fatto buone cose. Ora ci servono altri tre anni per portare il ciclo a regime. Ma la crisi di questi giorni è niente rispetto a due anni fa.
Servono nuovi termovalorizzatori.
Dobbiamo costruirli a partire da domani.
E nuove discariche.
Due, piccole: una nell’agro nolano, l’altra nell’area vesuviana.
Saranno contente le popolazioni locali.
Dopo tanti no, bisogna cominciare a pensare positivo.
Lei incoraggia i «comitati per il sì».
Incoraggio un cambio di mentalità.
Ma, veltronianamente, già stanno nascendo i «comitati per il sì, però» e quelli «per il sì, ma anche».
Le forze più sane e simboliche della società sono su internet. Hanno mutuato la rivoluzione digitale di Barack Obama. E premono per migliorare Napoli e la Campania. Senza ma e però.
A proposito di comitati. C’è pure quello d’affari chiamato P3. Costruiva falsi dossier sul suo conto, insinuavano che lei andasse a trans. Ecco, chi ha detto a tutti della nostra intervista, che doveva rimanere riservata? Insomma: c’è una P4 che la spia?
Ora ci possiamo pure scherzare. Ma all’inizio è stata dura. Penso alla mia famiglia, a mia figlia adolescente, a mia moglie. Mi hanno dimostrato tutto l’amore del mondo. Sono giorni in cui capisci ancor di più quanto la famiglia sia tutto. Il resto è spazzatura.
E però Nicola Cosentino, citato nelle carte della P3, rimane coordinatore regionale con la fiducia di Silvio Berlusconi.
Ma questo, per Berlusconi, è un caso minore. Berlusconi è il centro della politica italiana, piaccia o meno, tutto ruota attorno a lui. Cosa vuole che sia per lui un coordinatore regionale?
E per lei che caso è minore o maggiore?
Io sono abituato a ragionare in termini politici, non personali. Ci sono fasi che si chiudono e altre che si aprono. Penso che in Campania il gruppo dirigente del Pdl abbia compiuto la sua missione. Con luci e ombre. E che sia l’ora di cambiare.
È Mara Carfagna il cambiamento?
È una risorsa, una persona limpida, leale, diretta. Sarebbe un ottimo sindaco di Napoli.
Si deve mettere in fila…
È vero, dopo anni difficili, a questo giro si propongono molte persone degne. Ma vincere contro il centrosinistra non sarà facile.
Lei non ha mai litigato con Rosa Russo Iervolino.
È una persona altamente onesta e perbene. In termini concreti, però, non è riuscita a governare la città.
Come va con il suo competitore alle regionali, Enzo De Luca?
Vedo che mi attacca continuamente. Non credo a una politica così aggressiva. E forse ho ragione io: l’ho battuto.
Di Cosentino ha detto. Che cosa pensa dell’uomo politico a lui più vicino, il presidente della provincia, Luigi Cesaro?
Penso che fa il presidente della provincia.
Non mi dica che Italo Bocchino fa il capogruppo di Fli alla Camera, ché tanto vale salutarci subito.
No, è veloce, abile e figlio della grande scuola di Giuseppe Tatarella. In più è anche un mio amico.
Attento, che se Alessandra Mussolini le scatta una fotografia con lui sono guai.
Alessandra è vivace, ma non rinnego i miei amici. Mai e poi mai.

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