Rifiuti, salta l'accordo: verso il blocco del servizio
Rottura su tutta la linea. Comincia male la trattativa tra le organizzazioni sindacali e i vertici di «IrpiniAmbiente» per l’acquisizione del personale del comparto rifiuti dal prossimo primo gennaio. La mancata intesa potrebbe sfociare, già questa mattina, in un’agitazione del personale con numerosi disservizi, in città e in provincia. Del resto, i sindacati lo avevano annunciato già nel corso delle assemblee: in caso di mancato accoglimento delle istanze presentate, sarebbe scattata automatica la proclamazione dello stato di agitazione prima e dello sciopero del settore poi. La protesta potrebbe materializzarsi già questa mattina. Si corre il rischio che molti dei servizi previsti non vengano effettuati. La situazione, infatti, è precipitata per la scelta di «IrpiniAmbiente» di fare retromarcia anche rispetto alla disponibilità annunciata ad applicare il contratto Federambiente invece del previsto Fise, previsto dal piano industriale. I vertici del soggetto unico provinciale di gestione del ciclo integrato hanno, inoltre, ribadito alle organizzazioni di categoria di non essere interessate ad occuparsi dello spazzamento, perché non lo prevede il piano industriale, né di essere disponibili al pagamento del Tfr, che verrebbe trasferito alla nuova società. «Non c’è stata risposta - spiegano le organizzazioni di categoria - neanche sulla richiesta di siglare un’intesa per definire il mantenimento dei diritti acquisiti dal personale». La rottura è stata, dunque, inevitabile. Perché se «IrpiniAmbiente» è rimasta ferma sulla propria posizione, i sindacati sono stati intransigenti rispetto alle istanze avanzate. Secco il commento delle organizzazioni di categoria: «Prendiamo atto della decisione della società e ci riserviamo di mettere in piedi le iniziative più opportune per tutelare gli interessi dei lavoratori». Non è mancato, inoltre, già durante il vertice tenutosi presso la sede di «IrpiniAmbiente», qualche momento di tensione, dimostrazione delle forti preoccupazione di questa delicata fase di transizione. Tutto come previsto, invece, in casa Asa. L’assemblea dei soci ha avviato il percorso per la messa in liquidazione della società di viale Italia. La deliberazione fa cessare, di fatto, l’attività di gestione del presidente Edoardo Volino e dell’intero consiglio di amministrazione. Il numero uno dell’Asa resta, però, in carica con il ruolo di commissario liquidatore della società. Anche in questo caso, infatti, l’assemblea degli azionisti ha rispettato le anticipazioni della vigilia. La scelta di avviare la messa in liquidazione dell’azienda è stata concordata in maniera unitaria dalla parte pubblica - rappresentata in assemblea dal presidente del collegio liquidatore del Cosmari Av1, Felicio De Luca e da Antonio Caputo - e dal socio privato. Una decisione che deriva non solo dal passivo maturato in bilancio - circa due milioni e mezzo nell’esercizio finanziario, ancora in corso, del 2010 - ma anche dalla constatazione che, con l’avvento del soggetto unico provinciale di gestione, cessano le funzioni dell’Asa. Al commissario liquidatore - che ha accettato l’incarico, annunciando la disponibilità a «mettermi subito al lavoro con sacrificio e abnegazione» - spetterà il compito di far quadrare il cerchio, recuperando i numerosi crediti vantati - circa sette milioni di euro dai comuni e dal Cosmari Av1 già in liquidazione - e gli ingenti debiti, per far fronte ai quali sarà necessario convincere gli enti locali a rientrare di quanto dovuto. L’avvio della fase di liquidazione - ne è certo anche Volino - non comprometterà le ultime settimane di servizio dell’Asa, tantomeno metterà a rischio il pagamento delle retribuzioni dovute ai circa 270 dipendenti della società di viale Italia.