Caldoro, la verità: «Ci vorranno 3 anni»

Berlusconi disse che in dieci giorni avrebbe risolto i problemi Per il governatore di giorni ne serviranno almeno mille in più
23 novembre 2010 - Massimiliano Amato
Fonte: Unità

Tre anni. Vale a dire 1085 giorni in più di quelli indicati da Silvio B. un mese fa, mentre sotto il Vesuvio infuriava l’intifada degli appestati, i cumuli di spazzatura sommergevano Napoli come e più di ora e le istituzioni locali non sapevano a che santo votarsi. Stefano Caldoro, governatore della Campania, ritiene che per tirare fuori Napoli dalla monnezza occorrano «36 mesi, non un giorno di meno», e la sua professione di realismo certifica due cose. La prima: che nei due anni e mezzo di governo di centrodestra la situazione, anziché migliorare, è peggiorata. La seconda: che a ottobre il premier, preoccupato di alzare cortine di fumo per distrarre l’attenzione dal caso Ruby, sottovalutò pericolosamente la situazione. Ora che si trova nella scomodissima situazione di chi è costretto a chiedere la solidarietà delle altre regioni Caldoro non può permettersi bluff, come il suo dante causa di Arcore. È alle corde, né più e né meno come il suo predecessore, Antonio Bassolino negli ultimi due anni di regno. Sui rifiuti, Bassolino immolò la grande popolarità che era riuscito a costruirsi da sindaco del Rinascimento napoletano. Le piramidi di sacchetti che ostruiscono le strade, assediano scuole e ospedali e costringono molti negozi a tenere le serrande abbassate minacciano di schiacciare ora il nuovo governatore, che evita di prendersela con il Comune, come fa il suo principale, e ammette: «I nostri impianti ci danno la possibilità di stare tranquilli per il 50% dei rifiuti prodotti. Per il resto viviamo in una situazione di crisi continua». È solo, Caldoro. In tutti i sensi. Per uscire dall’angolo, nell’immediato, può appellarsi a un miracolo. Se le altre regioni ci ripensano e accettano di accogliere la monnezza napoletana, potrà tirare il fiato per un mese: questo il termine stabilito da Fitto. Poi, sarà di nuovo emergenza. Da gestire in una situazione complicatissima. Sui nuovi inceneritori la partita politico–affaristica in corso, con Silvio B. sotto scacco di Cosentino e della sua cricca, è molto sporca. Giovedì scorso Caldoro ha sperato che il governo gli desse pieni poteri scavalcando le province, controllate dall’ex sottosegretario indagato per camorra. Così non è stato. Anzi. Napoli muore, loro traccheggiano, e la camorra, come paventa il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, sta alla finestra: in ballo c’è un business da un miliardo di euro tondo tondo. De Luca contende in nome della trasparenza l’inceneritore al luogotenente di Cosentino sul territorio, Edmondo Cirielli e riconosce: «Caldoro è una persona perbene». Potrebbe non bastare per deviare il corso, già tracciato, degli eventi: per Silvio B. la Campania è cosa di Nic ‘o’ mericano. massimilianoamato@gmail.com

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