«A Napoli è tutto come prima» La bocciatura dell Europa
«Dopo due anni, la situazione non è molto diversa. Ci sono ancora rifiuti per strada e non c'è una rete integrata per la gestione della raccolta differenziata». L'istantanea sulla spazzatura campana è firmata da Pia Bucella, capo della delegazione della Commissione europea. Oggi è il loro secondo giorno di ricognizione a Napoli, ma dalla relazione finale difficilmente usciranno toni positivi: «Il ciclo virtuoso che chiediamo da tre anni e mezzo ancora non si vede. A noi spetta garantire che la nuova direttiva sui rifiuti, che entra in vigore il 12 dicembre e che l'Italia ha recepito, venga pienamente rispettata». I rapporti con l'Ue sono destinati a rimanere difficili: dopo la prima procedure di infrazione, ne potrebbe arrivare un'altra e questa volta seguita da multe, con in più il rischio del congelamento definitivo di 145,5 milioni di fondi europei.
All'assessore regionale all'ambiente, Giovanni Romano, il compito di convincere la delegazione: «Il piano regionale dei rifiuti solidi urbani è in fase di redazione. Stiamo attendendo che le province, che per legge hanno la competenza sull'impiantistica, ci trasferiscano entro il 15 dicembre il loro piano di ambito. Il programma inquadrerà il tutto in una filosofia di progetto, già nota e pubblicata». Entro il 31 dicembre dovrebbe arrivare a Bruxelles la bozza, operativa entro il 30 di aprile del prossimo anno. Per risolvere la crisi si punta sulla differenziata al 50% e tre termovalorizzatori, il tutto finanziato con i fondi Fas. E le colline di sacchetti neri sotto gli occhi degli ispettori? La parola d'ordine è minimizzare: è la rigida provincializzazione che ha fatto esplodere la crisi, è solo un problema congiunturale di Napoli e hinterland (dove però si concentra metà della popolazione regionale), per uscirne ci vuole una nuova concertazione con le provincie basata sullo scambio rifiuti in discarica contro conferimenti di frazione secca, proveniente dai loro Stir, al termovalorizzatore di Acerra. E l'impianto di Acerra è stato una delle tappe dell'ispezione di ieri. Nel pomeriggio i tecnici della A2A, subentrati nella gestione all'Impregilo, si sono dati da fare per impressionare gli ospiti, video e slide per dimostrare l'efficienza della struttura: dall'inizio del 2010 a oggi l'impianto ha smaltito 460mila tonnellate di rifiuti, al 31 dicembre si dovrebbe arrivare a 520mila tonnellate, pari all'87% del rendimento annuo previsto. Soddisfazione generale, quindi, nonostante i continui sforamenti di polveri sottili e le rotture prolungate dei refrattari nei camini.
La delegazione comunque non sembra molto convinta. «In Campania siamo davanti a un caso di non gestione del ciclo dei rifiuti - spiega Pia Bucella, dopo l'incontro in regione -. Abbiamo parlato della sentenza della Commissione europea del 4 marzo che ha condannato l'Italia per non aver realizzato una rete integrata di trattamento dei rifiuti in Campania, per non aver avviato lo smaltimento delle ecoballe. Gli ispettori però questa volta non si accontenteranno solo della presentazione del piano ma vogliono che sia implementato, che ci siano le strade pulite. Non basta un piano sulla carta, deve essere realizzato fattivamente». Fatti, quindi, e subito: ogni sentenza della corte di giustizia deve essere eseguita in 12-24 mesi. In casi complessi questo periodo può essere prolungato ma «non è immaginabile che passino 15 anni», sottolineano gli ispettori.
Sul tavolo una nuova road map, quindi, dalla tempistica non trattabile: «Ci è stato detto che per fine dicembre riceveremo la bozza del programma. Dicembre 2010, non 2011», spiega ancora Pia Bucella, che prosegue: «Vorrei solo veder rispettati gli impegni presi oggi dalle autorità regionali: invio della bozza, adozione a livello di governo regionale per aprile, avvio dei lavori di messa in opera del piano, sempre ad aprile. Se queste scadenze non fossero rispettate, allora sicuramente arriverà un nuovo avvertimento europeo». Tempi rapidi e minacce di nuove sanzioni, la mattinata era cominciata però con il governatore Stefano Caldoro che metteva le mani avanti: «Usciremo dalla crisi strutturale, arrivando alla media delle altre regioni, fra due-tre anni, ma è più realistico 36 mesi».