B. AVEVA DETTO: CI PENSO IO

RIFIUTI: SOLITE BALLE

Decreto fantasma, il Colle: mai visto
Napoli allo stremo, sommerse anche le scuole
L'Ue: in due anni nulla è cambiato
23 novembre 2010 - Enrico Fierro
Fonte: Il Fatto Quotidiano

II decreto sull'emergenza rifiuti che il governo promette da giovedì scorso e che il Capo dello Stato non ha ancora formalmente ricevuto per il momento è solo una bozza. Gli sherpa di Palazzo Chigi sono ancora al lavoro per far quadrare il cerchio che sta soffocando Napoli, col sistemadi interessi che ruota attorno a Nicola Cosentino, il coordinatore campano del Pdl sfuggito all'arresto per camorra solo grazie al voto contrario della Camera. La soluzione trovata somiglia molto ad un "papocchio". Chi voleva che Stefano Caldoro, il governatore della Campania fosse il commissario straordinario perla realizzazione dei tre inceneritori (Salerno, Napoli e Giugliano), deve accontentarsi di poco. Si legge nella bozza che "il Presidente della Regione, ferme le procedure amministrative e gli atti già posti in essere, opera - sentiti gli enti locali - con funzione di amministrazione aggiudicatrice e provvede in via di somma urgenza ad individuare le aree". Cosentino ha vinto, Caldoro forse.
PERCHÉ
tra le "procedure e gli atti già definiti", di cui parla il documento, c'è l'appalto dell'inceneritore di Salerno, che Edmondo Cirielli, presidente della Provincia, uomo lega tissimo a Cosentino, ha già indetto. E poi, quando si parla del Commissario che "sentitigli Enti locali" decide, si parla di Cesaro, Presidente della Provincia di Napoli, altro uomo del "sistema" cosentiniano. "Nick 'o mericano", come lo chiamano i pentiti del clan dei casalesi, ha vinto la sua battaglia della monnezza contro i finiani, che minacciano battaglia in Parlamento, e il ministro Mara Carfagna che aveva minacciato fuoco e fiamme. Questo è il pasticcio che non risolverà la nuova "peste" di Napoli. Città ammorbata da cumuli di rifiuti esattamente come tre anni fa, quando al governo a Roma c'era Prodi e a Palazzo Santa Lucia sedeva l'odiato Bassolino. Lo ha certificato la Commissione dell'Unione europea. "Dopo due anni - ha detto sconsolata la delegata Pia Bucella - la situazione non è molto diversa. Ci sono ancora rifiuti per strada e non c'è ancora una rete integrata per la raccolta differenziata. Il ciclo virtuoso che chiediamo da tre anni e mezzo ancora non si vede". "E scandalosamente attuale il rinnovarsi dell'emergenza dei rifiuti, che incombe come una 'maledizione' sul nostro territorio", ha tuonato ieri il cardinale Crescenzio Sepe. Emergenza mai risolta, miracolo solo annunciato da Berlusconi, che sulle immagini di Napoli sommersa dai rifiuti costruì la sua fortuna elettorale. "Ieri - dice l'assessore all'Igiene urbana del Comune, Paolo Giacomelli - abbiamo raccolto più di 1300 tonnellate, ma non sappiamo dove metterle, i mezzi sono pieni e nessuno è stato in grado di indicarci un sito dove trasferire i rifiuti". Da domani si accumuleranno 30 tonnellate all'ora di rifiuti, più di 600 al giorno trasformando Napoli in una unica grande discarica.
EMERGENZA piena che il decreto "fantasma" non risolverà affatto perché, dicono gli esperti, tutte le scelte puntano al medio-lungo periodo. Gli inceneritori? Quello di Acerra, bene che vada, a fine anno funzionerà all'87% delle sue possibilità, questo hanno promesso i responsabili dell'impianto alla delegazione dell'Unione europea. Sugli altri due Nicola Cosentino ha definito la mappa delle competenze sovrapponendola alla cartina geografica del suo potere sul territorio. Il business è enorme, e Cosentino non intende mollarlo a vantaggio dei "frocetti di Roma", così bollò le candidature alla Regione proposte dai vertici del Pdl. Perché l'ex sotto-segretario ha avuto sempre tutte e due le mani affondate nell'affaire rifiuti. Nella sua area, il Casertano, Cosentino si occupava di discariche, consorzi, assunzioni, provincializzazione dei rifiuti e della costruzione di inceneritori. Lo rivelano pentiti e personaggi coinvolti nelle inchieste della procura antimafia di Napoli. "Aveva anche suoi prestanome in alcune società e consorzi". Una guerra durissima si combatte sulla monnezza napoletana, chi vince conquista il controllo del partito di Berlusconi e la scelta delle candidature. In primavera si vota a Napoli, l'ultimo grande bastione nelle mani del centrosinistra. II fronte finiano vedrebbe di buon occhio la candidatura di Mara Carfagna, una parte del Pdl, quella sconfitta e messa ai margini da Cosentino, punta alla rivincita con la candidatura di Fulvio Martusciello, artefice, assieme a Italo Bocchino, dell'exploit della Carfagna alle ultime elezioni regionali. Cosentino non ha ancora un nome suo, ma non fa mistero di voler contare anche nel capoluogo intervenendo sulla scelta dei candidati. Quello che colpisce in questa vicenda è il silenzio di Berlusconi. Non parla, non interviene, lascia fare ai suoi coordinatori perché non può sconfessare Nicola Cosentino. Dicono che tre anni fa fu Nicola, grazie al suo sistema di relazioni, a permettere a Berlusconi di "risolvere" l'emergenza rifiuti e a presentarsi come il salvatore di Napoli.

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