Rifiuti, la Ue accusa: «Tutto uguale al 2008»

Possibile il deferimento alla Corte digiustizia
23 novembre 2010 - Valeria Chianese
Fonte: Avvenire

E` bastato uno sguardo, agli ispettori europei per capire che nulla è cambiato sul lronte spazzatura. Da ieri sono a Napoli per fare il punto sulla gestione del ciclo dei rifiuti. Ad inquadrare la situazione è il capo delegazione Pia Bucella: «Siamo venuti a Napoli a luglio del 2007 e c'era la spazzatura. Siamo tornati nel 2008 a febbraio e la spazzatura era ancora in strada. Dopo due anni siamo di nuovo qui e Napoli non è diversa. I rifiuti sono per le strade, non c'è ancora un piano di trattamento e di gestione della differenziata. Il ciclo virtuoso che chiediamo da tre anni e mezzo ancora non si vede». Il disappunto degli ispettori è evidente anche dopo l'incontro con il governatore della Campania, Stefano Caldoro e con l'assessore regionale all'Ambiente, Giovanni Romano. «Abbiamo parlato per tre ore della sentenza della Commissione europea del 4 marzo che ha condannato l'Italia per non aver realizzato una rete integrata di trattamento dei rifiuti in Campania e per non aver avviato lo smaltimento del pregresso, le cosiddette ecoballe», ha aggiunto Pia Bucella. Gli ispettori hanno però ribadito che questa volta non si accontenteranno solo della presentazione del piano, ma vogliono che sia implementato e adottato. Siamo favorevoli a liberare i fondi non appena ci sarà un piano di gestione, non sulla carta, ma realizzato fattivamente». Ed ha precisato: «A noi spetta garantire che la nuova direttiva sui rifiuti, che entra in vigore il 12 dicembre e che l'Italia a recepito, sia pienamente rispettata». Alla delegazione europea ha risposto lo stesso assessore Romano: «I rifiuti che la Campania manda in discarica sono fortemente diminuiti di anno in anno. Se nel 2008 finivano nelle cave 5mila 150 tonnellate/anno, nel 2010 la cifra è scesa a 3.600 e le proiezioni per il 2011 prevedono un'ultenore decrescita a quota 2.270».
Per due giorni i tecnici europei valuteranno la reale efficacia delle misure prese dalle autorità per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti e per raccogliere elementi in vista della decisione che la Commissione europea dovrà prendere a breve: deferire o meno l'Italia alla Corte diustizia europea per «non aver adottato tutte le misure necessarie per evitare di mettere in pericolo la salute umana e danneggiare l'ambiente» e «per non aver creato una rete adeguata e integrata di impianti di recupero e di smaltimento dei rifiuti nelle vicinanze del luogo di produzione». L'eventualità di un nuovo deferimento alla Corte e di una nuova sentenza negativa significherebbe per l'Italia multe consistenti, calcolate in base al pil e alla durata e alla gravità dell'infrazione. Oltre a vedere congelati definitivamente 145,5 milioni di fondi europei.
«Da due anni siamo soggetti a sanzioni con il blocco dei finanziamenti, risorse importanti per attuare il ciclo dei rifiuti, le bonifiche, gli impianti. Ne abbiamo bisogno, ma dobbiamo avere e rispettare un cronoprogramma» ammette Caldoro, che prevede servano almeno tre anni per uscire dalla crisi strutturale dei rifiuti. Mercoledì, a Roma, l'incontro con il ministro Fitto e gli altri governatori. Il prefetto di Napoli Andrea De Martino ha chiesto di istituire in Conferenza Stato-Regioni un tavolo di concertazione per l'emergenza rifiuti. «Dobbiamo risolvere una parte del problema che riguarda il sostegno istituzionale-amministrativo per i flussi di rifiuti extra-regionali - ha sottolineato Caldoro. - Dobbiamo fare la nostra parte e intanto, in una fase temporanea, chiedere il sostegno di Chi ha gli impianti e può ricevere rifiuti che non sono tossici o nucleari, ma prodotti - ha concluso - dai cittadini di Napoli come quelli degli abitanti di Bologna o Milano».

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