Cava Sari, l'allarme di Mancuso
NAPOLI. Di quell'audizione del 5 ottobre scorso alla commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti erano trapelate solo le affermazioni sul termovalorizzatore di Acerra. Ma, nelle dichiarazioni del procuratore di Nola, Paolo Mancuso, emergono adesso altri particolari. Relativamente alla gestione di Cava Sari. Rispondendo ad una domanda di Pina Castiello sull'attività del-l'Asia, definita «vergognosa», nel sito di Terzigno, Mancuso replica che «in una situazione normale, ad un'azienda che produce inquinamento e che non risponde alle sollecitazioni e alla messa in mora rispetto agli altri adempimenti che la legge prevede come indispensabili agli adeguamenti e alla messa a punto degli impianti, le forze di polizia e l'autorità giudiziaria rispondono con il blocco della produzione e il sequestro dell'impianto. Questo è impensabile». Il perché, il capo dei pm nolani lo spiega subito: «Sia il prefetto, quindi, che è intervenuto più volte a questo proposito, sia la magistratura hanno un problema serissimo: rispetto ad una direzione aziendale la quale, sollecitata a mettere a punto tutti gli impianti che la normativa e il contratto prevedono, ritarda, nicchia, promette e non mantiene, prende tempo, eccetera, è molto difficile trovare strumenti di risposta. Io spero che di tutto questo non venga a diffondersi notizia nella cittadinanza». Il tutto dopo avere confermato che per quanto riguarda Cava Sari la Provincia di Napoli, «nella persona del dirigente, ingegnere Celano» ha trovato «una serie di inadempienze abbastanza gravi e significative per quanto riguarda il pericolo di infiltrazione nel terreno di reflui, di percolati vari e così via». Elementi che le successive analisi di Arpac e tecnici comunali hanno dimostrato non correlatili alla discarica, cosa che avrebbe portato all'autorizzazione agli sversamenti. Infine, i passaggi sul termovalorizzatore: «Per quanto riguarda Acerra, abbiamo uno stato insoddisfacente del funzionamento degli impianti e dei controlli dovuto principalmente a ritardi della ditta incaricata della gestione, la Parte-nope Ambiente, rispetto ad adempimenti che il documento Aia, l'autorizzazione integrata ambientale, richiedeva e richiede. Il funzionamento è assolutamente parziale: soltanto per un brevissimo periodo hanno funzionano le prime due linee, la terza è sostanzialmente è in manutenzione costante». E sui sei milioni di ecoballe giacenti, Mancuso afferma che ne sono state conferite, all'impianto di Acerra, «non eliminate perché la fossa è stracolma in questo momento, circa 500mila, di cui la gran parte prodotta nel frattempo dalla raccolta rifiuti ordinaria. La situazione è - conclude il procuratore capo di Nola -, dunque, assolutamente insoddisfacente»