Via Emilio Scaglione

Discarica nel sottosuolo, scoppia la rivolta dei residenti

Sotto gli edifici una grotta di 5mila metri che potrebbe essere utilizzata come deposito
30 novembre 2010 - Paolo Barbuto
Fonte: Il Mattino

Era un anonimo condominio come tanti altri, fino a domenica mattina. Dall’altro ieri il palazzo al numero 235 di via Emilio Scaglione è divenuto il simbolo della porta d’accesso al sottosuolo dove potrebbero essere stivati i rifiuti. Ma i residenti non ci stanno e sono scesi sul piede di guerra. Esattamente sotto quell’edificio parte una grotta di oltre cinquemila metri quadrati: si tratta di una vecchia cava di tufo nella quale, per anni, i napoletani incivili hanno gettato il pattume attraverso i pozzi. Quel luogo potrebbe rientrare fra le cavità considerate senza valore storico o architettonico che il Comune potrebbe utilizzare per stivare i rifiuti inerti. Dopo aver visto le fotografie pubblicate dal nostro giornale e aver letto che quello potrebbe accadere sotto al palazzo, i residenti si sono organizzati. Leader della rivolta è Antonio Bocchetti, una delle persone che abita lungo la strada e che sta coinvolgendo pian piano tutti i vicini in una sorta di guerra preventiva: «Io non so se è vero quel che è stato scritto sul giornale, scusate ma non mi fido più di nessuno. Però prima ancora di sapere se il Comune ha realmente intenzione di gettare i rifiuti nella caverna che si trova sotto al mio palazzo, io scendo in lotta e sono certo che assieme a me protesteranno tutti gli abitanti della strada». Per prima cosa Bocchetti ha realizzato uno striscione («è casereccio ma si fa notare», sorride) e lo ha posizionato al di sopra del cancello del palazzo: c’è scritto grande grande «no alla spazzatura nel sottosuolo», e un po’ più piccolo «Iervolino vattene». Poi è partito con il porta a porta della protesta portandosi dietro la pagina del Mattino uscita domenica e spiegando alla gente quel che potrebbe accadere e che non accadrà certamente se la protesta si allarga. Nel corso della giornata davanti a quello striscione si sono fermati i tanti. soprattutto le mamme con i bimbi, all’orario dell’uscita da scuola: «Sono le più ricettive verso il problema - spiega Bocchetti - perché vorrebbero un futuro migliore per i loro bimbi». Nel primo pomeriggio a presidiare il portone d’ingresso e lo striscione c’erano anche Antonio Iovine, Umberto Dello Iacono, Vincenzo Addesso: hanno discusso sul da farsi, sulle prime mosse per tentare di essere ascoltati. Hanno deciso di fondare ufficialmente un comitato di protesta e di chiedere al più presto un incontro con il sindaco o con l’assessore competente al sottosuolo: «Spiegheremo che quest’area di Napoli è già stata sacrificata sull’altare dell’immondizia. La discarica di Chiaiano è a meno di un chilometro in linea d’aria, viviamo anche noi da anni il dramma della puzza e dell’aria inquinata. Non possiamo accettare nemmeno l’ipotesi di utilizzare il sottosuolo del nostro territorio come deposito di schifezze». A dire la verità, se anche il progetto andasse in porto, nel sottosuolo andrebbero solo rifiuti inerti non pericolosi né puzzolenti. Mentre attualmente in quella cavità gli incivili gettano qualunque cosa, dai sacchetti ai residui dei lavori edili: «Conosciamo quella situazione e faremo il possibile per far ripulire la grotta. Non ci sarà più spazzatura. Né quella degli incivili né quella del Comune».

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