Piano Caldoro: un anno per rinnovare gli impianti
«Il nostro impegno è quello di rispettare la scadenza di 14 giorni per pulire le strade di Napoli. A Natale i turisti troveranno la città pulita. Ma non solo: già si comincia a lavorare anche sul medio periodo»: all’indomani del vertice napoletano con Berlusconi il presidente Caldoro prepara la sua road map che prevede sostanziali interventi sugli impianti a partire da quelli di tritovagliatura. «Usciti dall’emergenza - spiega il governatore - dobbiamo utilizzare le risorse stanziate dal decreto per rimettere a posto gli impianti e far decollare la differenziata: ci metteremo tra i sei e dodici mesi». Grazie alla solidarietà delle altre province campane e dei Comuni e delle Regioni del resto d’Italia, Napoli dovrebbe essere presto pulita. Ma l’obiettivo è di impedire una nuova crisi che in assenza di interventi strutturali sarebbe inevitabile. L’impegno del presidente del consiglio Berlusconi ha creato le condizioni di una solidarietà che unisce a partire dalle istituzioni del Sud ma non solo - dice il governatore - La regione, ma in particolare Napoli, saprà affrontare l’impegno futuro con responsabilità per realizzare un ciclo di smaltimento dei rifiuti autonomo dopo venti anni di non governo e di scelte sbagliate». Intanto, sullo sversamento dei rifiuti napoletani (si dovrebbe cominciare domani) il presidente della Provincia di Caserta, Zinzi, ha puntualizzato che i giorni di sversamento non saranno quindici ma otto. Resta comunque centrale il ruolo degli impianti di tritovagliatura che dovranno produrre non più la frazione umida ma, come è scritto nel decreto firmato venerdì da Napolitano, rifiuti speciali dal codice 19.05.03, cioè compost fuori specifica che, lo prevede ancora il testo appena varato, potrà essere utilizzato come materiale di ricomposizione ambientale per la copertura delle cave abbandonate o dismesse, per le discariche esaurite e per coprire i rifiuti finiti in discarica. E non solo: presso gli stir saranno realizzati impianti di digestione aerobica e anaerobica della frazione organica. Per fare tutto questo, però, bisognerà liberare i capannoni da tutta la cosiddetta fut (frazione umida) che li ingombra. Attualmente a terra negli impianti ci sono a terra novantamila tonnellate di rifiuti che dovranno essere portate in altre Regioni, ma anche, se l’assessore all’Ambiente Giovanni Romano riuscirà a chiudere i contratti per i quali ha già chiesto la dimostrazione d’interesse da parte delle aziende, verso altri Paesi. Intanto gli impianti passeranno dall’Asìa alla Sapna: un passaggio tutt’altro che semplice visto che la società partecipata dal Comune ha solo un responsabile, il professor Giovanni Perillo, e un ristretto gruppo di esperti che vi collaborano. Il personale dovrebbe poi essere quello dei consorzi di bacino che il decret scioglie. Nel caso della Provincia di Napoli si tratta di quasi novecento lavoratori che dovranno essere assunti, sottolinea il decreto, senza che ne derivino «ulteriori oneri a carico dello Stato». In sostanza anche loro graveranno sulla Tarsu. L’ex commissario del consorzio unico, Gianfranco Tortorano, aveva disegnato un organico che prevedeva tra Napoli e Caserta più di 400 esuberi, ma secondo i sindacati autonomi, questa norma sarebbe superata dal decreto e il portavoce Vicenzo Guidotti ha quindi fatto sapere che è stato revocato lo sciopero previsto per martedì. Con i 150 milioni di euro stanziati dal decreto a valere sui fondi fas bisognerà poi anche finanziare gli impianti per la raccolta differenziata, dalle isole ecologiche ai siti di compostaggio necessari per evitare che i Comuni siano costretti a pagare tra i 100 e i 200 euro per mandare l’umido nelle altre regioni italiane. Impianti più volte progettati dai commissari che si sono susseguiti e anche dal sottosegretario Guido Bertolaso, ma che non sono mai stati realizzati. Ora potrebbe (forse) essere la volta buona.