Ma Calderoli gela il Cavaliere «Il Nord non aiuterà il Sud»
Nessuna discarica sarà aperta a Cava Vitiello, Valle della Masseria e Adretta, nel ribadirlo il premier ieri ha riconfermato l’appello alle altre Regioni ad accogliere l’immondizia napoletana e si è detto ottimista rispetto alla possibilità di far rientrare l’indisponibilità dichiarata dai governatori leghisti. Ma in serata, a gelarlo, la nota Roberto Calderoli, ministro per la semplificazione normativa e coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord. «L’invito del presidente del Consiglio - dice il ministro - lascia impregiudicato l’esito che dipenderà esclusivamente dall’autonomia delle singole Regioni». E poi l’affondo polemico: «Spetta al territorio prendere questa decisione e non al centro. Personalmente ritengo che i rifiuti debbano essere smaltiti nel territorio dove vengono prodotti». Maggiore disponibilità, invece, dal governatore della Puglia, Nichi Vendola, che appartiene allo schieramento opposto a quello del premier, e che si è detto comunque pronto a smaltire 50 mila tonnellate di rifiuti. Dal canto suo il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ha mostrato una nuova apertura dopo la nota diffusa da Palazzo Chigi e ha chiesto al ministro per i rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, di convocare per lunedì il tavolo delle Regioni. Cosa che il ministro ha fatto a stretto giro. La situazione, dunque, mostra roventi polemiche, ma anche caute schiarite. E questo mentre il sì di Napolitano al decreto approvato dal consiglio dei ministri permette di chiarire il quadro in cui d’ora in poi occorrerà muoversi: dal primo gennaio toccherà alle Province la raccolta dei rifiuti; spetterà al governatore Stefano Caldoro, d’intesa con Comuni e Provincia, nominare due commissari straordinari per velocizzare la realizzazione dei termovalorizzatori; niente più siti di stoccaggio provvisorio. Il confronto tra i due testi rende evidenti le modifiche introdotte dopo che giovedì il Quirinale aveva rinviato a Palazzo Chigi il provvedimento: l’obiettivo del Presidente era sciogliere tutti gli equivoci giuridici, ma anche (e forse soprattutto) fare in modo che la norma rispondesse effettivamente «alla necessità e urgenza» di risolvere la crisi rifiuti in Campania, con interventi immediati. Interi commi sono spariti ed è stato modificato uno dei punti nodali: quello che attribuisce a Caldoro la nomina dei commissari per i termovalorizzatori. Attorno a questo punto si era scatenata la battaglia all’interno del Pdl: da un lato Mara Carfagna aveva difeso l’ipotesi di dare al governatore l’ultima parola, dall’altro Nicola Cosentino si era schierato per mantenere intatti i poteri del presidente della provincia di Salerno, Edmondo Cirielli, che ha già dato il via all’appalto. Nel decreto in un primo momento era scritto che la nomina sarebbe avvenuta «in raccordo» con le Province, nella versione definitiva è invece scritto «sentite le Province». La prima formulazione sembrava dar ragione a Cosentino, la seconda alla Carfagna. Ma ieri nel corso della conferenza stampa Berlusconi ha introdotto un nuovo elemento di novità che sembra contraddire entrambe le versioni del decreto. «Non ci sarà alcun commissariamento - ha detto il premier - ma il governatore sarà garante di rapide procedure d’appalto, sentiti gli amministratori locali». E poi ha spiegato quello che farebbe lui da imprenditore per concludere i lavori in un anno e mezzo: «Io farei lavorare gli operai su tre turni giorno e notte, sabato e domenica inclusi». Il presidente ha anche idee precise su chi dovrebbe realizzare gli impianti: «Il mio suggerimento: farli realizzare alla stessa impresa che ha fatto quello di Acerra e di fissare un prezzo via via maggiore se i tempi vengono ridotti». E a chi gli fa notare che l’impresa in questione, l’Impregilo, è sotto inchiesta, Berlusconi ribatte: «Perciò non ha ancora avuto una lira».