L’ultimatum di Bertolaso: discarica a Napoli o salta tutto
Poco più di 30 minuti di faccia a faccia per annunciare che il piano rifiuti sarà concretizzato solo se si apre la discarica di Chiaiano. A Parlare è Guido Bertolaso, sottosegretario all’emergenza, il tono è deciso, la mano ferma annunciata dal premier Berlusconi si fa sentire. Sono le 12.30, Bertolaso è nell’ufficio del governatore Antonio Bassolino, al tavolo anche il sindaco Rosa Russo Iervolino e Dino Di Palma, presidente della Provincia. I suoi interlocutori lo ascoltano e annuiscono, non ci sono alternative, Napoli deve avere la sua discarica. Napoli e la sua provincia - il ragionamento di Bertolaso - sono i luoghi che producono la maggior parte dei rifiuti campani ed è a Napoli e nella sua provincia che si deve trovare il modo di smaltire e attivare il ciclo dei rifiuti. Bisogna - secondo Bertolaso - dare segnali forti all’esterno, non si può ripetere quello che è accaduto a Pianura dove la rivolta del quartiere ha bloccato la riapertura della discarica. Perché quel fatto fece inceppare il meccanismo del piano facendo ripiombare l’intera regione nella crisi attuale. Eventualità che nessuno si può permettere sia perché c’è il reale rischio delle epidemie, è in arrivo il caldo, sia perché sarebbe una sconfitta dello Stato. Bertolaso ha dettato tempi e modalità, la parola d’ordine è stata fare in fretta. Molto incisivo anche sul termovalorizzatore il sottosegretario, la zona orientale della città resta in pole position. Bertolaso ha chiesto il sostegno politico delle istituzioni locali e l’ha ottenuto. Bassolino, Iervolino e Di Palma hanno ascoltato e alla fine hanno manifestato «pieno appoggio alla linea del sottosegretario». Il sindaco fino all’ultimo ha sperato che a Chiaiano non si facesse la discarica: «Lo deve dire Bertolaso» ha specificato tentando un’ultima mediazione. Poi si è rinchiusa nel suo studio a Palazzo San Giacomo. «Più che linea dura - racconta invece Bassolino - io direi linea giusta. Non si tratta tanto del pugno fermo, quanto, e questo è molto importante, dello Stato che sa farsi rispettare e dello Stato che vuole creare le condizioni perché le decisioni che si prendono vengano poi attuate». Insomma Bertolaso ha tradotto in atto concreto quello che il premier aveva detto proprio a Napoli in occasione del Consiglio dei ministri tenutosi in Prefettura: «È ora di mettersi a lavorare». Bertolaso su Chiaiano non ha lesinato parole svelando in realtà che il riserbo è solo formale. «Lo stato dell’arte su Chiaiano - ha detto infatti il capo della Protezione civile - è l’ordinanza del commissariato che ha chiesto all’Arpac di effettuare dei rilievi tecnici». Dall’Agenzia regionale di protezione ambientale fanno sapere che il lavoro è già abbastanza avanzato e per aggirare l’ostacolo dei manifestanti che assediano il sito alcuni tecnici sono arrivati in motorino - camuffandosi - fin dentro la cava. E lì hanno fatto quello che dovevano fare, vale a dire raccogliere reperti e informazioni. Luciano Capobianco, direttore dell’Arpac spiega: «Da un punto di vista ingegneristico - dice Capobianco - le soluzioni ci sono, ma dobbiamo fare altre analisi a partire dai carotaggi per capire fino in fondo qual è la situazione e la eventuale soluzione». L’Arpac deve fare lo studio di caratterizzazione ambientale, ma va sottolineato e ricordato, come ha specificato il commissario De Gennaro, che «i siti scelti non sono stati presi a caso ma già sulla scorta di progetti e analisi». Sostanzialmente il commissariato ha già dato semaforo verde. E dall’Arpac giungono segnali più o meno dello stesso tono. La raccomandazione che trapela dall’agenzia per l’ambiente è che se si aprirà la discarica nella cava, non va sovraccaricata.