La rivolta dei fruttivendoli: «Mai verdura senza foglie»
"E' una follia, non lo rispetteremo"
I fasci di broccoli e friarielli sono piazzati in bella vista sulla cassetta degli ortaggi; poco più in là ci sono le casse di "clementine", i piccoli mandarini senza semi ma con tante foglie che vengono venduti come se niente fosse. Le regole del Comune? «E qui nessuno ci ha detto niente»: inizia da un fruttivendolo dei Banchi Nuovi che fa spallucce, il primo giorno dell’ordinanza rifiuti firmata ventiquattrore prima dal sindaco Rosa Russo Iervolino. L’atto, firmato dal primo cittadino, è dunque «immediatamente esecutivo» soltanto sulla carta; nessuno sa che agli esercenti è chiesto, anzi ordinato, «di vendere esclusivamente prodotti vegetali defoliati». «Senza le foglie? E che siamo pazzi - esordisce Peppe - noi compriamo e paghiamo con tutte le foglie, perché dobbiamo toglierle? Fanno parte del frutto e dell’ortaggio. Toglierle dopo aver pesato? Vabbè, a questo punto mettiamoci a fare le macedonia di frutta anziché pensare a vendere». Al Borgo Sant’Antonio Abate, zona Porta Capuana, i fruttivendoli ne fanno una questione di qualità: «Lo sapete che significa togliere le foglie esterne alla lattuga, togliere le foglie ai mandarini e alle arance e offrirli così? Far pensare ai clienti che si tratti di merce non fresca». Per il vuoto a rendere, invece, il punto interrogativo è grande quanto una casa. Quanto "rendere" per una bottiglia? Qualche centesimo (10, 15, 20 cent) oppure coupon, sconti, eccetera? A quanto si apprende, a Palazzo San Giacomo inizialmente si pensava di ripristinare il vuoto a rendere previo un accordo con le organizzazioni di categoria. Invece l’ordinanza sindacale ha colto impreparati molti esercenti, anche i più volenterosi. Stessa storia per i cartoni: ce ne sono a centinaia, fradici d’acqua piovana, lungo le strade. «Quando il cartone si bagna - spiega un addetto alla raccolta - non lo prendiamo nemmeno in considerazione perché non è più adatto al riciclo. È rifiuto indifferenziato e basta». Dai Tribunali a via Toledo, dal Rettifilo a piazza Mercato, la situazione è pressoché identica. Numerosi commercianti però già si lamentano: «Andate a vedere alla Ferrovia...». Il riferimento è a via Poerio, la strada che collega Porta Capuana e piazza Garibaldi: lì c’è il mercato sotterraneo e frenetico delle attività "made in China" con centinaia di scatoloni scaricati dai container e gettati alla rinfusa in barba ad ogni raccolta differenziata, ad ogni regolamento presente, passato e futuro. «Fatemi capire - dice Sergio, titolare di un negozio d’abbigliamento femminile - pago la tassa rifiuti raddoppiata e ora rischio anche una multa? Perché non vanno a vedere chi non paga la Tarsu e getta cartoni e imballaggi a qualsiasi ora del giorno in qualsiasi cassonetto libero, fregandosene dell’ambiente?». Per quel che riguarda i cosiddetti "ingombranti", i napoletani restano "allergici" al servizio rimozione garantito dall’Asia. Esempio? Ieri a cinque metri dall’ingresso del museo Madre in via Settembrini, campeggiava una carcassa di scooter bruciata e l’immancabile tazza wc, piazzata davanti al museo a mò di provocatoria proposta d’arte contemporanea. Per i vecchi elettrodomestici, invece, funziona, da molto prima del servizio comunale, quello del "sapunaro", il robivecchi che prima regalava sapone di marsiglia in cambio di mobili e vecchie suppellettili e che ora, invece, è considerato un liberatore: ogni sera gli Ape Car fanno il giro per i vicoli dei quartieri popolari raccattando lavatrici, frigoriferi, televisori, togliendo rame, vetro, piombo e ferro per rivenderlo. E gli scarti tornano immancabilmente nei cassonetti.