Il governo modifica il decreto dopo il pressing del Quirinale
La telefonata di palazzo Chigi è arrivata al Quirinale ieri sera, verso le sette: «Invieremo entro questa sera un nuovo testo». Il governo ha dunque risposto ai rilievi e alle osservazioni della presidenza della Repubblica sul decreto messo a punto per affrontare l’emergenza rifiuti, riscrivendo i punti che avevano suscitato i dubbi del capo dello Stato e la richiesta di «una migliore formulazione». Primo tra tutti, quello che definisce il potere decisionale: il presidente della Regione - secondo la nuova versione dell’articolo di legge - nominerà i commissari per la realizzazione dei termovalorizzatori «sentite» le province e non più in «raccordo» con esse. Il nuovo articolato sarà valutato oggi dagli uffici giuridici e legislativi, prima che Giorgio Napolitano decida della firma per autorizzarne la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. È stato ancora una volta il sottosegretario Gianni Letta - spiegano a palazzo Chigi - a farsi carico della mediazione tra esecutivo e Colle. Ed è stato lui ad annunciare al segretario generale Donato Marra, suo interlocutore alla presidenza, che le risposte e dunque la riscrittura del testo avrebbero riguardato «tutto il complesso delle osservazioni e dei rilievi» avanzati da Napolitano. Un chiarimento che Napolitano attendeva ed aveva esplicitamente chiesto. Era successo, infatti, che nel pomeriggio, sulla scorta dei rumors sollevati dalla notizia dello stop del Colle, da fonti governative fossero uscite indiscrezioni «in termini impropri e parziali». Definizione contenuta in una precisazione della presidenza della Repubblica che aveva in tutta evidenza l’obiettivo di richiamare l’attenzione di chi stava riscrivendo il testo sul cuore delle questioni sollevate. Perché le indiscrezioni riguardavano aspetti sicuramente importanti ma secondari rispetto al nodo che si era chiesto di sciogliere e soprattutto erano presentate in modo parziale: l’indicazione delle discariche sostitutive delle tre di cui il decreto annuncia la chiusura, la possibilità di assegnare ai commissari per i termovalorizzatori i poteri di sottosegretario senza dichiarare lo stato d’emergenza, il ruolo della provincia di Napoli. Indiscrezioni forse in qualche modo «piegate» all’interesse e alle aspettative di parte. Il Quirinale ha immediatamente chiarito che si trattava di indiscrezioni «riferite da altre fonti in termini impropri e parziali». Mancava infatti, nell’elenco dei rilievi sollevati da Napolitano, il nodo cruciale del ruolo del presidente della Regione rispetto agli altri enti locali. Insomma, il punto che ha acceso lo scontro nel governo e nel Pdl sino a provocare la minaccia di dimissioni del ministro Mara Carfagna e che aveva prodotto, nella prima versione del decreto, una formulazione quanto meno ambigua, buona per tacitare le polemiche interne ma tale - secondo il Quirinale - da non assicurare chiarezza di ruoli ed efficacia al momento delle decisioni: «raccordo» voleva dire cogestione o parere? Era quello il punto su cui, in modo pregiudiziale, il capo dello Stato attendeva chiarimenti. Il lavoro dell’ufficio legislativo di palazzo Chigi è stato laborioso e frutto del confronto intrecciatosi ieri nel governo e tra i vertici nazionali e locali del Pdl. E si è concluso a tarda sera. Solo oggi i consiglieri giuridici di Napolitano saranno in grado di valutare il nuovo testo alla luce dei rilievi fatti, così che il presidente della Repubblica possa decidere della firma. Per dare valore di legge ad un provvedimento definito urgente dal governo nella seduta del 18 novembre ma paralizzato dallo scontro politico apertosi nella maggioranza, tanto che lunedì scorso il capo dello Stato con una nota aveva fatto sapere di non averlo ancora ricevuto.