Placido: «Città mortificata, serve un nuovo Masaniello»

"I cittadini non hanno colpa, sono vittime non responsabili
E' la politica che ha fallito"
24 novembre 2010 - Pasquale Esposito
Fonte: Il Mattino

«Napoli non merita questa mortificazione». Michele Placido non vorrebbe affrontare il problema del giorno, la città invasa, sommersa, dai rifiuti, ma - a Napoli per un incontro con i ragazzi detenuti a Nisida - non può sottrarsi ad esprimere il suo dolore per quel che si vede in città in questi giorni terribili che non passano mai. Per quanto già visti.
«Sì, confermo: vedere Napoli in queste condizioni è un colpo al cuore… Napoli, ripeto, non merita questa mortificazione: una città di grande storia, di grande cultura, la capitale morale del Sud (io credo ancora che lo sia, per me che sono meridionale, pugliese di Ascoli Satriano, Napoli è un punto di riferimento) non merita di finire sui giornali, in tv con queste immagini. Con questa immagine».
Si può dire che sono una metafora della città, del Sud? «Io non conosco a fondo Napoli, ci vengo spesso ma non la vivo per cui non voglio affrontare questo problema. Dico solo che fa male, malissimo, vedere la città ridotta così, anche sul piano mediatico. Sappiamo tutti che Napoli è altro, come dicevo, storia, cultura, paesaggio».
Molti accusano i cittadini di questo stato di cose… «Ma non scherziamo, che c’entrano i napoletani? Sono vittime, non responsabili».
E allora, di chi sono le responsabilità? Perché quel che si fa altrove - raccolta, smaltimento -normalmente qui diventa impossibile? «Ma allora vuole per forza farmi dire che è colpa della politica? Sì, per me questa situazione - che non è solo napoletana: a Salerno per l’alluvione manca l’acqua, a Palermo la situazione dei rifiuti è problematica come qui - è figlia dell’arroganza della politica che non decide, e quando lo fa non persegue il fine di andare incontro alle esigenze dei cittadini, del loro star bene».
Quali possono essere le soluzioni? «Io sono un attore, non un esperto di questi problemi. però pure penso che se i politici, tutti, i sindaci, i parlamentari, i presidenti del Consiglio, le altre istituzioni, fossero capaci di affrontare i problemi con correttezza questi problemi potrebbero essere risolti. Mi vien da dire che al punto in cui a Napoli e altrove siamo arrivati, si dovrebbero dimettere tutti i politici, di destra e di sinistra… Lo so, adesso diranno che Michele Placido è qualunquista, ma davvero siamo in presenza di un fallimento politico, di fronte al quale si dovrebbero dimettere tutti».
E poi? «E poi dovrebbe scattare un moto di indignazione, ci vorrebbe un nuovo Masaniello, o un miracolo di San Gennaro».
Quale può essere il ruolo dei cittadini in una prospettiva che sembra non avere sbocchi? «Io ricordo che Napoli espresse negli anni ’50 e ’60 una classe borghese che si impegnava per la città, elementi di spicco nella vita civile e politica, istituzionale, a livello nazionale. Ora mi pare che non sia così…La società civile, la città tutta, deve rimboccarsi le maniche e chieder conto ai politici che non decidono, mandarli a casa. Magari non andando a votare, ma tutti, a destra, a sinistra, al centro».
Un voto di protesta? «Un non voto sarebbe ancora meglio, ma ci vuole un segnale preciso per chi non risolve i problemi, a livello nazionale e locale. La gente per bene non ne può più». Trent’anni fa il terremoto: quale analogia, quale metafora tra quei giorni, drammatici, e questi contraddistinti dalle montagne di rifiuti per le strade? «Dolore allora, dolore adesso…Io trent’anni fa ero proprio a Napoli, stavo lavorando in tv…Ricordi terribili, l’impressione che tutto potesse crollare, un periodo nero per Napoli. Ma oggi noto una città prostrata più di allora…Nessuno dei politici che va tra la gente, solo Napolitano prende ogni tanto posizione con molto equilibrio, per rispetto al ruolo che riveste… Ma ci vorrebbe un gesto, un esempio clamoroso, che so, mettersi in croce davanti alla Prefettura, davanti al Municipio… La gente perbene non ne può più. Dei rifiuti, dell’arroganza e dell’incapacità, della classe politica».

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