Flop differenziata, l’inchiesta della Procura nel mirino ritardi e investimenti del Comune

Nuova indagine sul fallimento dell'operazione-riciclo
Al palo il piano del governo
23 novembre 2010 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Perché non è decollata, quali sono stati gli investimenti economici, quali i controlli. Perché due anni dopo il primo decreto legge del governo Berlusconi, i numeri sono rimasti lontani dagli standard europei. Gira e rigira, il problema dei rifiuti è sempre e quello: la raccolta differenziata che non decolla, sacchetti di spazzatura - «tal quale» - che ingolfano il ciclo raccolta dei rifiuti. Anno 2010, ennesima emergenza, la Procura ci riprova: e decide di aprire una nuova inchiesta sulla raccolta differenziata. Una mossa che cade tre anni dopo una precedente indagine, che era stata archiviata di fronte all’impossibilità di dimostrare responsabilità di natura giudiziaria di politici, amministratori o semplicemente di soggetti privati. Nuovi accertamenti, verifiche a tappeto, in un fascicolo che nasce con un articolo di giornale, che riporta frasi che non potevano passare inosservate: parole pronunciate dal prefetto di Napoli Andrea De Martino, che nel corso di una o più interviste, si limitava a constatare che a Napoli la raccolta differenziata non è mai decollata del tutto. Quanto basta a ripartire daccapo. Inchiesta condotta dalla sezione Ecologia del procuratore aggiunto Aldo De Chiara, fascicolo affidato al pm Milena Cortigiano. Accertamenti condotti dagli specialisti del Noe, il nucleo operativo ecologico dei carabinieri, agli ordini degli ufficiali Giovanni Caturano e Achille Sirignano. Cosa cercano gli inquirenti? E perché riaprire un’inchiesta che nel 2007 si concluse con un nulla di fatto? Centrale il decreto legge del governo del 2008, che imponeva una distinzione netta tra comuni virtuosi e inadempienti in materia di differenziata. Cosa è stato fatto negli ultimi due anni - chiedono oggi gli inquirenti - quali risorse sono state impegnate? Poi: sono stati definiti appalti e forniture in un periodo di relativa tregua sul fronte monnezza? Quanto basta a guardare a fondo. Varie le ipotesi al vaglio degli inquirenti, dall’abuso d’ufficio al falso, con uno screening su tutta l’area metropolitana. Ma non è l’unica mossa giocata in queste ore dall’ufficio inquirente guidato da Giovandomenico Lepore. Procede su un altro binario investigativo l’inchiesta sulla nuova emergenza, che abbraccia più livelli, più ambiti amministrativi, imprenditoriali e decisionali. S’indaga sul conferimento dei rifiuti nella discarica di Terzigno, mentre sono state acquisite alcune ordinanze emanate dalla Provincia. Non ci sono indagati, è bene chiarirlo, ma una serie di sommarie informazioni testimoniali raccolte fino a questo momento dalla Procura di Napoli. Al lavoro ci sono i pm Maurizio De Marco e Federico Bisceglia, ascoltati finora il presidente della regione Caldoro e il vertice della Provincia Cesaro. È l’inchiesta sull’ultima emergenza, che si avvale anche di immagini, come stabilito dallo stesso procuratore aggiunto De Chiara. Che ha disposto in queste ore di acquisire foto o registrazioni pubblicate da quotidiani e notiziari televisivi, che in questi giorni raccontano impietosamente lo stato di strade e piazze cittadine. Cartoline della vergogna, meglio metterle agli atti, al di là degli esiti giudiziari. Scenario complesso, che non è detto che sbocchi in responsabilità penali, ma che costringe gli inquirenti a valutare soluzioni drastiche. Un’emergenza con tante facce, nulla resta inesplorato. Come l’ultimo assalto a uno dei mezzi di Enerambiente - ditta che gestisce per conto dell’Asìa un segmento di raccolta rifiuti - con il sequestro lampo di un autista e il furto di un bob-cat. Vicenda quest’ultima seguita dal pool «crimine metropolitano» guidato dal procuratore aggiunto Gianni Melillo, che sta scavando sul filone delle assunzioni e subappalti che legano la municipalizzata a realtà imprenditoriali private. Tante inchieste, tante facce, una sola emergenza.

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