Rifiuti, duello su fondi e impianti Napolitano: mai visto il decreto
Il caso scoppia a metà mattina. Quando il Quirinale in una nota precisa come «non abbia ricevuto, e non ha quindi potuto esaminare, il decreto legge sulla raccolta dei rifiuti e la realizzazione dei termovalorizzatori». Sono passati quattro giorni dal Consiglio dei ministri ma il testo non è ancora arrivato sulla scrivania del capo dello Stato che «si riserva pertanto ogni valutazione sui contenuti quando gli verrà trasmesso». Fatto assai inusuale che crea un certo imbarazzo negli ambienti del governo e della stessa maggioranza. Tanto che non filtra alcuna nota o commento dai ministeri per spiegare la situazione. Solo nel tardo pomeriggio si corre malamente ai ripari: dagli uffici di palazzo Chigi parte verso il Quirinale solo una copertina. Dentro solamente le già note linee d’intervento senza però il testo definitivo. Ma è destinata agli uffici del Colle e non alla scrivania del suo inquilino più autorevole. È un’impasse imbarazzante per il governo che non è riuscito a sciogliere alcuni nodi. D’altronde che un testo limato non fosse stato preparato era noto sin da giovedì. Perché «è stato approvato salvo intese e dovrà essere perfezionato nei dettagli tra oggi pomeriggio e domattina», filtrava da palazzo Chigi cinque giorni fa. Dettagli mai arrivati tanto che l’opposizione insorge. «Un governo fantasma che annuncia provvedimenti fantasma», attaccano la presidente del Pd Rosy Bindi e la responsabile ambiente Stella Bianchi. Mentre la collega campana Luisa Bossa, centrando uno dei problemi relativi al ritardo, ironizza: «Che fine ha fatto il testo? Esiste o lo stanno riscrivendo dopo la polemica aperta dal ministro Carfagna? Non si sa». «Il governo ha preso la situazione sottogamba», attacca il centrista Mauro Libé. Ma perché questi ritardi sul decreto? Approntato dai tecnici dei tre ministeri proponenti (Interni, Ambiente ed Economia), è tortuoso invece il via libera del governo. Prima di tutto da parte del ministro Tremonti sullo sblocco dei 150 milioni di fondi Fas della Campania. Ma soprattutto a pesare è stato lo scontro politico per i poteri sui termovalorizzatori, deflagrato e poi ascritto tra i motivi della crisi di governo. Momento delicato, da qui le frenate. E, ancora, ci sono forti dubbi sui dipendenti da reimpiegare, era stato deciso, nelle società provinciali che dovranno occuparsi del ciclo dei rifiuti o assunti nelle amministrazioni provinciali (e nelle stesse società), laddove vi siano posti resi disponibili per le procedure di mobilità. Ma moltissimi di loro, viene fatto notare dal Viminale, sono coinvolti in inchieste penali o sono contigui a clan della camorra. Dubbi non sciolti che fanno arrivare agli uffici del Quirinale solo una bozza del decreto con le principali linee d’intervento. Poco. Troppo poco. Frenate e ritardi che mettono benzina nel motore dell’opposizione. «Non c’è da stupirsi se a quattro giorni dal Consiglio dei ministri il decreto legge non è stato ancora portato all’attenzione del presidente Napolitano per la firma», attacca Rosy Bindi che aggiunge: «Napoli e le città del comprensorio vesuviano sono letteralmente sommerse dalla spazzatura e in due anni, come certifica la Ue, non è cambiato nulla. Ma le bugie hanno le gambe corte e oggi non c’è promessa di Berlusconi che possa reggere la prova della realtà». Per il capogruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi invece «Quirinale e Unione europea smascherano le ”ecoballe” di Berlusconi. È scandaloso che sulla drammatica situazione dei rifiuti a Napoli il governo continui a fare propaganda mentre del decreto non c’è traccia». E la situazione inizia a diventare davvero drammatica. In strada a Napoli sono accumulate ormai 3mila tonnellate di rifiuti. Non si sa dove sversare. E nel decreto non c’è neppure traccia di soluzioni a breve termine.