Napolitano non firma il decreto
La città in ginocchio: scoppia la rivolta
NAPOLI - Mancanza di alternative idonee alla cancellazione delle discariche inserite nella legge 123 e l'impossibilità di assegnare le funzioni e i poteri di sottosegretario ai commissari che dovranno occuparsi della realizzazione dei termovalorizzatori.
Sarebbero questi, secondo quanto si apprende da fonti governative, alcuni dei rilievi mossi dal Quirinale sul decreto rifiuti approvato dal governo e che di fatto non è ancora legge perché mancante della firma di Napolitano.
Berlusconi a Napoli. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi - informa una nota - si recherà domani pomeriggio a Napoli. L'arrivo del presidente è previsto per le ore 17,00 in Prefettura.
Napolitano non ha firmato. Giorgio Napolitano non ha ancora firmato, chiedendo chiarimenti sul punto cardine del provvedimento: la ripartizione delle competenze, vale a dire il cuore dello scontro scatenatosi nel governo e nel Pdl, con l’annuncio delle dimissioni del ministro Carfagna. Secondo il Colle, la formulazione sul capitolo competenze non è ancora chiara , specialmente per una parte: quella per cui il presidente della Regione nomina i commissari straordinari per la realizzazione dei termovalorizzatori «in raccordo» con le province e «sentiti» i comuni. Il Colle, sempre secondo le stesse fonti, nei chiarimenti richiesti avrebbe anche sottolineato che il provvedimento andrebbe a danneggiare le provincia di Napoli consentendo ai comuni di continuare a gestire il ciclo di raccolta e trasporto dei rifiuti.
Numerosi i punti da chiarire. Sarebbero dunque diversi i chiarimenti chiesti dal Quirinale al decreto del governo, un provvedimento di 4 articoli arrivato al Colle 6 giorni dopo l'approvazione del Cdm. In particolare gli uffici legali di Napolitano avrebbero sottolineato che si sarebbe proceduto alla cancellazione di tre delle discariche previste dalla legge 123 (cava Vitiello a Terzigno, Valle della Masseria a Serre e Andretta) senza individuare alternative idonee dove trasferire i rifiuti. Ed inoltre il provvedimento non conterrebbe misure adeguate per ottenere effetti positivi immediati sulla situazione, come invece richiederebbe la «necessità e l'urgenza» alla base del decreto.
Penalizzata la Provincia di Napoli. Un altro chiarimento chiesto dal Colle, sempre secondo quanto si apprende da fonti governative, sarebbe relativo all'articolo che proroga fino al 31 dicembre 2011 la possibilità per i comuni di gestire le attività di raccolta, spazzamento e trasporto dei rifiuti. Un articolo che, così come è stato scritto, andrebbe a penalizzare la provincia di Napoli, cui per legge dalla fine di quest'anno spetterebbe la competenza. Altri dubbi il Quirinale li avrebbe sollevati in merito all'attribuzione delle funzioni di sottosegretario ai commissari che dovranno realizzare i termovalorizzatori. Funzioni che consentono di agire in deroga alle normali procedure e che eventualmente potrebbero essere assegnate dopo la dichiarazione dello stato di emergenza.
Riapre Serre. Intanto, il governo decide l’apertura della discarica di Serre, e nel comune salernitano è subito rivolta. Sugli aiuti alla Campania il fronte delle regioni si spacca e dal Nord arrivano i «no» di Piemonte e Veneto. E Bossi va all’attacco: la Iervolino si deve dimettere. Critiche anche da una parte del Pd.
Caldoro. «La Campania ha una sua fragilità, per ragioni storiche, ma gradualmente andremo in piena autonomia. Oggi possiamo avere piccoli momenti di crisi temporanei» da gestire grazie all'aiuto degli impianti presenti sul territorio nazionale. «Il tema non è fuori dal codice ambientale, non ci sono norme in deroga, c'è una garanzia di flussi da far funzionare quando una regione è in crisi».
Napoli in ginocchio. Esplode la protesta sul fronte dei rifiuti. Dopo la rivolta delle madri dei Quartieri Spagnoli, ieri è stata la volta degli abitanti del Vomero: da via Giacinto Gigante a via Salvator Rosa, cumuli di rifiuti sono stati ammassati lungo le strade e rimossi da sotto i balconi e i marciapiedi perchè puzzavano e per attirare l’attenzione delle istituzioni. Per strada ci sono ancora tremila tonnellate da raccgoliere. Intanto, il Comune di Napoli, emana una nuova ordinanza per tamponare l’emergenza: scatta l’obbligo di vetro a rendere per le bevande e saranno vietati i volantini pubblicitari. Intanto Donato Greco, coordinatore della task force per la salute, in un’intervista al Mattino, spiega il suo piano: «Subito in campo i medici-sentinella. Il vero allarme è il pericolo infezioni». Ma Greco smentisce l’ipotesi di epidemie di colera e tifo: «Solo fantasie».
In strada quasi 3mila tonnellate. Sono 2.700 le tonnellate di rifiuti ancora in strada a Napoli, 200 tonnellate in meno rispetto a ieri. È quanto fa sapere l'assessore all'Igiene del Comune di Napoli Paolo Giacomelli, il quale sottolinea che, la scorsa notte, sono state raccolte e conferite 1.500 tonnellate di spazzatura. «Questo dimostra che il Comune è in grado di recuperare - ha commentato Giacomelli - e prima che arrivi dicembre possiamo ridurre ancora la quantità dei sacchetti in strada». «Stiamo facendo dei miracoli - ha sottolineato - ma i flussi consentiti dall'Ufficio sono in realtà teorici perchè gli impianti Stir di Tufino e Giugliano prendono meno tonnellate del previsto».
«Anche ieri - ribadisce Giacomelli - avevamo la possibilità di conferire 600 tonnellate a Giugliano e 600 a Tufino, ma nel primo siamo riusciti a sversare solo 68 tonnellate». Per l'assessore comunale i ridotti conferimenti negli Stir sono legati «alla lenta ricettività degli impianti, dalle difficoltà esistenti nell'evacuazione del tritovagliato, cioè della frazione che, come ha detto ieri il ministro Fitto, potrebbe andare nelle altre Regioni». Parlando dell'area ex Icm di Barra, Giacomelli ha spiegato che «può essere utilizzata solo come sito di trasferenza per l'organico, quello che deriva dalla raccolta differenziata, e non per sversare rifiuti». Al momento, le zone della città dove l'emergenza risulta più critica sono quelle di Santa Lucia e di via Sedile di Porto.
E, nel frattempo, i disoccupati attivano una provocatoria «raccolta differenziata autogestita»