Doccia fredda per i comitati «È una condanna a morte»

Le mamme vukcaniche: non possono rimangiarsi la parola
siamo pronte a presidiare l'invaso
19 novembre 2010 - Mirella D’Ambrosio
Fonte: Il Mattino

Terzigno. La Sari sta per riaprire e i comitati sono molto delusi. L’iniziativa della Procura di Nola, che ha contestato l’ordinanza del sindaco Auricchio, è stata, per loro, una doccia fredda: avevano presentato a Nola decine di denunce per segnalare le irregolarità nella gestione della discarica. Speravano nel sequestro preventivo del sito e lo avevano anche chiesto a gran voce con un sit-in dinanzi alla procura. I pm, però, hanno ritenuto di prendere altre strade. «Non ci aspettavamo la riapertura di Cava Sari - spiega Lina del movimento in difesa del territorio Area vesuviana - ci stiamo battendo da mesi contro ogni discarica, legale e illegale, nel Paro nazionale del Vesuvio. Siamo e restiamo convinti che l’unica soluzione a lungo termine per il trattamento meccanico biologico dei rifiuti con riciclo, riuso e compostaggi. Altre soluzione sono una presa in giro nei confronti dei cittadini e della loro salute». Poi arriva l’affondo nei confronti di politica, magistratura e forze dell’ordine, accusate di favorire «la gestione criminale dei rifiuti». Simona mostra il comunicato della Procura di Nola col quale viene riaperto lo sversatoio ai piedi del Vesuvio: «Ecco cosa ne è della nostra auspicata sovranità - dice amareggiata - stiamo distribuendo questo foglio di carta con cui viene condannato a morte, per l’ennesima volta, questo territorio, affinché tutti sappiano che questo è un regime che truffa i suoi cittadini. E ancora una volta il corpo forestale dello Stato, anziché preservare la zona protetta del Parco e il patrimonio Unesco, diventa complice della sua distruzione. Oggi è la giornata della vergogna. Almeno quella che provo io, nell’essere italiana». Poi ci sono le mamme vulcaniche, pronte a presidiare la rotonda dei sit-in a Boscoreale, quella che conduce alla salita di via Zabatta, gli ultimi 200 metri da percorrere per raggiungere lo sversatoio della discordia. «Ricominceremo a protestare pacificamente - annuncia Elena - ma il problema più grande è che siamo rimasti in pochi a presidiare la rotonda, noi mamme vulcaniche c’impegneremo ancora ma senza l’ordinanza sarà molto più difficile». I manifestanti, insomma, oscillano tra la voglia di riprendere la battaglia e il timore che, calato il clamore mediatico, sia più difficile coinvolgere la gente. Il no a cava Vitiello, decretato dal governo, potrebbe indurre molti a seppellire l’ascia di guerra, anche se c’è chi non si fida del tutto: «Il governo ha emanato un decreto, che tuttavia deve essere convertito in legge. Se arriva la crisi chi penserà più a noi?», si chiede preoccupato Lucio.

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